venerdì 29 giugno 2012

L'insostenibile leggerezza culinaria dell'essere

C'è questo mio amico abita ad Antwerpen da un paio di anni, Antwerpen sarebbe Anversa, in olandese.
Antwerpen, dice Wikipedia, è una città di 472.071 abitanti del Belgio settentrionale, la più importante nella regione delle Fiandre, io ci sono stato una sola volta mi è sembrato un posto molto bello, che uno potrebbe anche abitarci, non fosse per quella lingua discutibile che sarebbe appunto l'olandese, che nelle fiandre parlano l'olandese, anzi per la precisione parlano olandese ma loro non lo chiamano olandese, lo chiamano fiammingo.
Infatti, lo dice anche WikipediaPur con alcune caratteristiche proprie, soprattutto sul piano lessicale, è (il fiammingo) in tutto e per tutto uguale alla variante settentrionale parlata nei Paesi Bassi e comunemente nota come olandese.
Insomma questo mio amico che è italiano abita ad Antwerpen da un paio di anni, ha trovato un lavoro serio in un ufficio serio, un lavoro che lo fa lavorare molto ma che alla fine della fiera gli piace anche, poi la cosa bella, a fine mese dopo che ha lavorato gli danno sempre dei soldi, che per noi questa cosa è ormai una cosa a cui non siamo più abituati, sembra una cosa sbalorditiva, lui lavora, dopo alla fine gli danno dei soldi.

Comunque non volevo dire questo, volevo dire invece che questo mio amico non è che sia propriamente un cuoco, l'altro giorno, cinque o sei giorni fa io ero su Skype, mi scrive su Skype dopo sei sette mesi che non ci vediamo, Ho dei falafel in frigo scaduti da una settimana, mi chiede, sono ancora buoni?
Sono buoni, gli rispondo io. Se non sono buoni te ne accorgi da solo, che faranno una puzza di falafel che non suono più buoni, che non so esattamente come sia, ma te ne accorgi.
Mi faccio un'insalata, mi scrive lui, e poi basta, non ci siamo neppure salutati la conversazione è rimasta lì così mezza per aria.
Ieri, che nel frattempo era passata un'altra settimana, questo mio amico che è italiano abita ad Antwerpen da un paio di anni, ha trovato un lavoro serio in un ufficio serio, mi scrive su Skype come se la conversazione non fosse mica rimasta lì così mezza per aria una settimana, mi scrive Oggi a lavoro era il compleanno di Gavin, ognuno ha portato qualcosa abbiamo mangiato sul terrazzo.
Bene, gli dico, e tu cosa hai portato?
Mi fa Ho portato i falafel.







giovedì 28 giugno 2012

La mia emozione per un numero



Interessantissima questa immagine, grazie, direte voi.
Interessantissima si, almeno per me.
E dovrebbe esserlo anche per voi.
Perché quell' Uno lì che vedete a destra, quel numero 1,  lo sapete cos'è?

E' una cosa cosa importante.
Io mi sono emozionato.

Me l'avessero detto quando ascoltavo Kill 'em all a tutto volume, che mi sarei emozionato per un numero. E basso, per giunta.
Signore e signori, questa è la prima convalida online di un lavoro dell'etichetta emancipata Lady Lovely in territorio belga.
Si insomma uno da Bruxelles organizza una cosa, prende dei musicisti dall'Italia e dal Belgio, va a suonare a Parigi. E' Parigi il committente, per capirci.

E poi?
E poi nulla, da quando ai belgi gli mandi l'accordo firmato dal committente in due giorni hai il budget disponibile. In regola.
Che poi, budget è una parola grossa, sono quattro soldi di un concerto delle balle, ma è proprio questo il punto.
E' proprio di quei quattro soldi che hanno bisogno quegli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo di cui parlavo ieri, per continuare a fare le cose in cui credono. Tipo dei concerti, o dei dischi, o delle mostre.
E quindi nulla, così è la vita, un po' per scelta un po' no, l'etichetta emancipata Lady Lovely in Italia era sempre e solo esistita nell'immaginario, nel senso che legalmente, pur avendo incontrato consulenti del lavoro, avvocati, e associazioni, non aveva trovato una collocazione adatta.
Da oggi invece Lady Lovely esiste anche legalmente, ed è una Activité, così la chiamano loro, Activité.
Ora, io da questa cosa non mi aspetto una svolta. Questo non farà di noi la nuova Sub Pop.
Ma se non altro, la prossima volta che avremo da pagare un ufficio stampa, potremo farlo dimostrando di avere avuto delle spese.
Ecco perché quell'Uno lì a destra è così importante.
Eppoi ci piace, il fatto di essere europei, e di fare le cose un po' la e un po' qua.



Con l'augurio che Lady Lovely possa farvi compagnia per molto tempo.

mercoledì 27 giugno 2012

La distinzione tra arte e patate

Questo post è difficilissimo da scrivere.
Uno perché non voglio attirarmi delle antipatie, due perché ho una fretta dell'ostia, e non è che posso stare a pensarci due ore oggi, a come scrivere questa cosa senza attirarmi delle antipatie.

Forse sapete, e se non lo sapete ve lo dico io adesso, che io sono italiano ma da qualche mese ormai abito in Belgio.
E forse sapete anche, e se non lo sapete ve lo dico io adesso pure questo, che io più o meno faccio delle cose che di solito fanno gli artisti. Non che io sia un artista, quelli sono degli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo, mangiapane a tradimento, no no, mica sono un artista, però insomma faccio delle cose da artista, suono, pubblico dei dischi, scrivo, c'è stato addirittura un tempo in cui dipingevo, mi occupo di cose così insomma, cose che in buona sostanza non servono a un cazzo.
Ecco, a me viene da pensare I colleghi della mia fidanzata, che abita in Belgio pure lei e quindi i suoi colleghi sono dei belgi, e non sono degli artisti, o meglio lo sono in un certo senso ma non fanno delle cose da artisti, insomma non sono degli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo, mangiapane a tradimento, insomma sono degli architetti, ecco loro, i colleghi della mia fidanzata, anche se non sono dei professionisti della musica sono sempre molto interessati, E dove suoni la prossima volta? mi chiedono, E quanto prendi a lezione? mi chiedono, E dove posso trovare i tuoi dischi? mi chiedono, e mi chiedono anche delle altre cose tutte di questo tipo qua.
Sempre lo stesso pensiero, quando vedo dei colleghi dell'amico che mi ha ospitato per dei mesi, Suoni? mi chiedono, allora ti mando mio figlio a lezione, oppure Suoni? mi chiedono, allora dovresti provare ad andare al Botanique che è molto bello.
Insomma tutte delle cose così che io le trovo molto belle ma non è che mi sembrino poi così speciali, al contrario, sono tutte delle cose che a me quando me le chiedono mi sembrano delle cose normalissime.
Poi in parallelo, mando la newsletter della mia etichetta Lady Lovely, che è l'etichetta con cui pubblico dei dischi di artisti italiani e stranieri, gli unici che si sono cancellati dalla mailing list l'ultima volta, l'ho visto dagli strumenti di analisi, sono due musicisti professionisti di Torino, la città in cui ho vissuto 35 anni.
Oltre a questo, poi devo prorpio andare, oltre a questo sono iscritto a un Gruppo su Facebook dove ci sono solo degli italiani a Bruxelles, che è un gruppo in cui si possono scambiare delle informazioni utili e delle curiosità, per tutti gli italiani che ora stanno a Bruxelles, così, per vedersi un po' e darsi un po' una mano.
Ad esempio su quel gruppo lì ho postato un video di Betzy, uno degli artisti della nostra etichetta, un video con una musica bellissima registrata a Bruxelles insieme a un musicista belga, ci siamo io e Betzy che camminiamo per le vie di Bruxelles, e di Bruges, e di Parigi, e beviamo delle birre, e suoniamo, Vediamo se riconoscete questi posi, ho chiesto, che siamo un'etichetta musicale indipendente italiana, ma facciamo anche delle cose in Belgio.
Non mi ha risposto nessuno.
Nessuno vuol dire nessuno, nemmeno uno.

C'è un Mi piace solo, uno solo, l'ha messo Giacomo Lariccia, che è un musicista italiano a Bruxelles da molti anni.
Allora, visto che il video durava solo un minuto, ed era pure bello, un po' devo ammetterlo, mi sono girati i coglioni.
Poi se hai pazienza e guardi meglio su quel Gruppo su Facebook dove ci sono solo degli italiani a Bruxelles, c'è una ragazza ha scritto, premettendo che il tema era "leggero" tra virgolette, ha scritto Qual'è il vostro parere sulle patatine fritte di Place Jourdan?
Ecco.
Lo sapete, quanti commenti ha quel post?
In quindici giorni eh, mica in due anni.
Volete saperlo?

Lo sapete quanti commenti ha un post sulle patatine fritte di Place Jourdan?
Novantacinque. 
Allora alla fine mi viene anche da pensare, Bruxelles o non Bruxelles, Siamo poi normali, noi italiani?


martedì 26 giugno 2012

Betzy tra Bruxelles e Parigi - La newsletter di lady Lovely


Vuoi ricevere la newsletter dell'etichetta Lady Lovely?

Un saluto a tutti i Lady Lovers che seguono le novelle dell'etichetta emancipata.
Continuiamo con la formula dell'ultima volta, poche cose veloci ma buone.
1- Betzy in viaggio tra Belgio e Francia
Betzy  ha suonato a Parigi il 21 giugno all'inaugurazione di una megastruttura chiamata Cristal.
Musicista aggiunto al consolidato duo Fabio Cussigh / Ru Catania, il polistrumentista belga Raphael Dodemont, conosciuto in quel di Bruxelles per le sue avventure con Kiss & Drive.
Qua sotto, una settimana  di viaggi, progetti, prove e concerto, riassunto in un minuto di video, basta cliccare sull'immagine.


L'audio è la versione strumentale di "don't shit on my rainbow" con cui abbiamo finito il concerto di Parigi, registrata alle prove a Bruxelles.
Potete scaricarla gratuitamente dal Soundcloud di Lady Lovely, cliccando qua sotto:

Ah, non prendete impegni per il 28 luglio. Alla prossima puntata vi spieghiamo il perché.

___________ have F:U:N:


Teledurruti - Solidarietà a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi

Semplice, lineare, senza sbavature.
Solo un pìcolo aciànto fronscese.

sabato 23 giugno 2012

Due pesi due misure - come fu che Betzy conquistò Parigi -


Ieri, che poi nel frattempo è diventato l'altro ieri, abbiamo suonato con Betzy a Parigi nella seguente formazione:
Fabio Cussigh Betzy: voce, chitarra acustica
Ru Catania, che sarei io: chitarra elettrica e cori
Raphael Dodemont: piano elettrico, glokenspiel e fischio dell'usignolo

Partivamo da Bruxelles, che avevamo fatto le prove a Bruxelles, io e Raphael siamo andati in macchina, guidava lui che io non ho la patente, figurati la macchina, Betzy ha preso un autobus la mattina presto, avevamo appuntamento direttamente sul posto del concerto a Parigi, anzi, vicino a Parigi.
Io e Raphael arriviamo sul posto, e con noi arriva subito un diluvio che io un diluvio così in tutta la mia vita l'avevo visto solo una o due volte, poi a un certo punto, anzi diciamo quale punto, ovvero un'ora dopo l'ora prevista per il soundcheck e Betzy non si era visto, a quel punto lì vedo sul telefono una sua chiamata, sua di Betzy, allora lo richiamo, e più o meno il tono della telefonata è stato il seguente:
(Betzy urla come una bestia)
Ma alloraaa!
Non è possibileee!
Questa mattina in quella stazione di merda di Schaerbeek non c'era nessunooo!
E poi ho chiamato un taxi non c'erano i taxiii!
E poi sono andato alla Gare du nord  e ho pestato una merda e non c'era nessuno in quell'altra stazione di merdaaa!
Sono arrivato a Parigi con un'ora emmezza di ritardo per questo autobus di merdaaa!
A Parigi c'era un casino pazzesco ho preso una metro di merda non ho manco magiatooo!
E poi sono arrivato qui con la metro numero tredici e non so neppure dove sonooo.
E ora sono qui in mezzo a una strada non so neppure dove sonooo!
E sono tutto bagnato fradicio sto camminando a bordo dell'autostrada e non c'è nessunooo!
E non so neppure dove sonooo!
E non so neppure dove sieteee!
E sono bagnato fradicio come una merdaaa!
E mandami le indicazioni che con questo iPhone di merda se non ho la connessione non posso aprire l'allegato con le indicazioniii!
E tu non avevi il navigatore perché ce l'avevo io e tu non me lo hai neppure chiesto perché tu non parli con me delle cose che ti servono e invece io avevo il navigatore e adesso non me ne faccio niente di un navigatore di merdaaa!
E non so neppure in quale stazione sono scesooo!
Ma non è possibileee!
Ma cosa devo fare, adesso mi sono rotto i coglioniii!
Adesso tu risolvi questa cosa, e qui c'è un bar di merda chiuso e io non mi muovo più che mi sono rotto i coglioni, l'hai capito che mi sono rotto i coglioniii?
E io sono, qui tutto bagnato, e non so dove andare e non so neppure dove sonooo!
E ho tutta la maglietta bagnataaa!
E ho tutti i pantaloni bagnatiii!
E però io questa sera devo cantareee!
E non è possibile un viaggio così, ma dove siamo, che sono in viaggio da questa mattina alle sei e ora sono qui, tutto bagnato su una strada da un'ora ammezza e non so neppure dove sonooo!
Allora dimmi dove devo andare, dimmi il numero di un taxi, venite a prendermi, dimmi qualcosa, dimmi cosa devo fare che io sono qui, tutto bagantooo!
E non è possibile una cosa cosììì!

Io gli dico Bon, stai calmo, adesso mando qualcuno a prenderti. Ho chiesto a qualcuno della produzione allora poi hanno mandato un runner.

Dopo un po' arriva Betzy tutto baganto, neppure poi troppo a dire il vero, insomma bagnato era bagnato ma temevo peggio, e nel frattempo si era sparsa la voce che questo Betzy, l'artista italiano arrivato dal Belgio, era per la strada a piedi sotto la pioggia.
Allora si avvicina subito subito l'assistente di produzione, nella fattispecie quello che in ricercato gergo concertistico si chiamerebbe una topa, si insomma una bella topa, come dice Leslie Nielsen in Una pallottola spuntata.
Una bellissima ragazza parigina vestita tutta di nero con una cartellina in mano e i capelli sciolti, il look di una rocker in serata elegante, si avvicina a Betzy, Je sui desolée, gli dice.
Betzy la guarda negli occhi per due secondi e poi spostando lo sguardo sull'orizzonte che si stava rasserenando risponde con voce calda ma sicura:
Naaah. Don't worry, I was in the army.

mercoledì 20 giugno 2012

Avanti tutta!



L'altra sera, è stata una di quelle bizzarre.
Eravamo nel bar sotto casa qui a Bruxelles, anzi a Schaerbeek, per essere precisi, che dopo una giornata di prove Betzy voleva bersi una birra, che strano, e vedersi la partita, che strano, allora siamo finiti nel bar sotto casa, che io la televisione non ce l'ho.
C'erano anche le nostre compagne, per quanto, come mi insegna Betzy, quando uno ha la birra e la partita, ma lasciamo perdere, che poi ci attiriamo delle antipatie.
A me del calcio non me ne frega un tubo, in compenso ho aperto il portatile, ho cominciato a scrivere sul blog, che adesso mi sono preso pure questo grattacapo qua, c'è uno che mi controlla, se scrivo o non scrivo.
Ieri alle nove meno cinque, ho ricevuto un suo messaggio minatorio, Mancano 5 minuti alle nove, c'era scritto. Poi per sdrammatizzare c'era anche una faccina di quelle fatte coi due punti e col la parentesi tonda chiusa, ma comunque, faccina o non faccina, il significato era Hai scritto, imbecille che non sei altro?
Io avevo pure scritto, ma era una giornata talmente piena di roba che io non lo so, raccontargli la verità, mi sembrava quasi di raccontargli delle frottole, a questo qua che mi controlla se scrivo o non scrivo.
Tornando a noi, ho aperto il portatile, io col portatile sono un po' come Betzy con la partita, insomma, poi se c'è la birra è fatta, e le nostre compagne allora cosa facevano nel frattempo, facevano delle amicizie, giustamente.

A un certo punto io avevo finito di scrivere, Betzy aveva finito di vedere la partita, le nostre compagne ci presentano questo tipo coi pantaloni tutti sporchi di colori, che parlava 4 o 5 lingue, è un pittore, dice.
Per farla breve, questo dice di essere nato in un sottomarino perché sua mamma era andata a salutare suo papà nel sottomarino, tempo di guerra, scoppia una bomba, il sottomarino si immerge e parte, lui nasce sott'acqua, come ostetrica l'aiuto meccanico di bordo.

Nulla, alle due di notte siamo tutti a casa di questo tipo, ubriachi fradici, Betzy suona una chitarra con cinque corde, io un contrabbasso appiccicoso appena riverniciato, che mai l'ho preso in mano in vita mia, e il pittore suona un piano verticale completamente scordato, alza la mano sinistra e comincia a gridare fortissimo Avanti tuttaaaa!
Aaaaavanti tuttaaa!!!
Mai più pagare un biglietto per vedere Vinicio, ho pensato.

lunedì 18 giugno 2012

Parlare male


A me una cosa che mi blocca nello scrivere, è il non poter parlare male delle persone con dei nomi e dei cognomi. Se potessi parlare male delle persone con dei nomi e dei cognomi avrei già riempito cento fogli, che poi non si usano più i fogli ma per dire, avrei già riempito mezzo hard disk.
Ci sono delle persone che parlare male di loro mi verrebbe benissimo e avrei un sacco di cose da dire, alcune vere, altre romanzate, altre ancora inventate di sana pianta, che poi a quel punto, parlare male per parlare male, tanto vale rincarare la dose.
Come la mia professoressa di francese del liceo che la volta che sono stato bocciato, io quando l'ho scoperto sono andato a chiederle questa cosa imbarazzantissima che non sapevo perché prima di quella volta non ero mai stato bocciato, e dopo per fortuna nemmeno, insomma sono andato a chiederle se dovevo fare i compiti delle vacanze che aveva dato alla quarta ginnasio o quelli che aveva dato alla quinta, ovvero quelli che portavano alla classe che dovevo ripetere o quelli che portavano alla classe a cui non ero stato ammesso. 
E lei mi aveva risposto Catania fai pure quelli che ho dato alla quinta ginnasio, che tanto tu il francese lo sai, il tuo voto era solo un po' incerto, ma poi avevi tanta di quella roba sotto, che allora mi sono detta tanto vale dargli anche francese. Tanto vale rincarare la dose insomma.
Forse questa cosa l'avevo anche già scritta ma non sono sicuro, pazienza.

Comunque, queste persone di cui potresti parlare male saranno una o due, viene da pensare, invece no, tolto me, le persone di cui potrei parlare male sarebbero almeno una decina. Tolto me. Che anche su di me ne avrei da parlare male, guarda, potrei riempire altri cento fogli, che poi non si usano più i fogli ma per dire, avrei già riempito l'altra metà dell'hard disk.
Hard disk è una parola che usarla quando scrivo mi fa una certa impressione, mi sembra terribile. In effetti  sarebbe bello scrivere delle parole appropriate in lingua italiana, ma poi ad esempio Hard disk, come vuoi che lo traduca Hard disk?
Disco fisso?
Che anche su di me ne avrei da parlare male, guarda, potrei riempire altri cento fogli, che poi non si usano più i fogli ma per dire, avrei già riempito l'altra metà del disco fisso.
Oppure Disco rigido.
Che anche su di me ne avrei da parlare male, guarda, potrei riempire altri cento fogli, che poi non si usano più i fogli ma per dire, avrei già riempito l'altra metà del disco rigido.
Hard disk è una parola terribile da scrivere, ma Disco fisso, o disco Rigido, è freddo e anacronistico, insomma fa cagare. E' una sfida, scegliere quale usare, alla fine uno sceglie il male minore.
Altra parola brutta da scrivere, ma che mi capita di scrivere spesso è Tour.
Tour è una parola non italiana, ma per questa parola che indica il girare degli artisti in diverse città e diversi paesi, noi manco abbiamo una traduzione, tanto è alta l'opinione che abbiamo in Italia del lavoro dell'artista, che quindi uno è costretto a usare l'inglese Tour, o il francese Tourné, ma lasciamo perdere. Che se uno la traduce in italiano, Hai lavorato, questi mesi? Ma si, abbiamo fatto un disco nuovo poi siamo stati in giro, adesso stiamo poi in giro fino a marzo. Sembra sempre che uno sia lì a bighellonare come quel vecchio adesivo del fricchettone visto di spalle con la chitarra a tracolla.

In realtà non volevo parlare di questo, avevo già scritto tutto un pezzo che parlava male di una persona, poi l'ho cancellato.
Anzi no, non è vero, non l'ho cancellato.
L'ho tagliato via e incollato in un'altra pagina, magari lo uso domani. Che poi non sarebbe una Pagina sarebbe un File, ma anche File, come cazzo lo traduco File?


sabato 16 giugno 2012

L'incredibile arte dell'improvvisazione linguistica e dell'arrampicamento specchistico

Raphael è un ragazzo belga che abita a Bruxelles e parla francese, l'altro giorno sono andato da lui a fare le prove per il concerto di Betzy, che è un ragazzo italiano che abita a Udine e parla italiano, perché la settimana prossima abbiamo un concerto in una città francese che si chiama Parigi e dove anche lì parlano francese.
Eravamo a casa sua, io e Raphael, abbiamo suonato tutto il pomeriggio, lui il piano elettrico io la chitarra.
A un certo punto, avevamo finito di suonare, gli dico in francese
Oui, j'ai fait le solo, mais je l'ai cravé.
Lui mi guarda strano senza dirmi nulla, mi viene il sospetto di avere detto una cagata, nel dubbio la ripeto, Je l'ai cravé.
Il n'existe pas le verbe craver? gli chiedo.
Non, mi risponde incuriosito.
Bon, j'ai fait le solo me je me suis trompé, ok?
Ah, ok, pas de souci

Poi ci siamo salutati, io ho raccattato le mie baracche e sono uscito da casa sua per tornare a casa mia.
Non faceva neppure troppo brutto ho fatto un pezzo a piedi e mi sono messo a pensare Cos'è che gli hai detto, a Raphael, Je l'ai cravé?
Ma da dove l'hai preso?
Da dove ti è uscito questo verbo, Einstein? Perchè deve esserci un motivo, per forza.
Ah ecco da dove l'hai preso, dal piemontese Cravare!
Che alle elementari e alle medie c'erano sempre più o meno queste conversazioni qua, tipo
L'hai fatto il compito di mate?
E già che l'ho fatto, ma l'ho cravato tutto.
oppure
Ma tu c'eri alla verifica di scienze?
C'ero c'ero, ma l'ho cravata in pieno.

Allora mi è venuto in mente che di fatto a Raphael gli avevo parlato in piemontese, tipo
Ma l'hai poi fatto il solo di chitarra?
E già che l'ho fatto, ma l'ho cravato tutto.
Mi sono messo a ridere, Bravo asino, mi sono detto, sei anni di liceo linguistico ecco a cosa ti sono serviti. Asino! Hai visto cosa sei? Te lo dico io, sei un asino, sei!
Chiarito questo punto fondamentale mi sono detto Ma lui, Raphael, che non è un asino, o almeno non è un asino in francese, nelle altre discipline non possiamo mica saperlo ma tanto qui ora si parla del francese e non delle altre discipline, e mi sono detto, Ma lui, dal suo punto di vista questa cosa come suonava?
Allora c'ho pensato, chissà se esiste qualcosa di simile al mio participio passato Cravé, qualcosa che sia simile come suono. Mi è venuto in mente che la parola francese più simile che io conosca al mio participio passato Cravé, è la parola Crevette, che vuol dire gamberetto.
Cravé, Crevettes.
Quindi più o meno, la mia frase doveva suonare come
Si, l'ho fatto il solo, ma l'ho gamberettato tutto
Guarda, scusa ma ho gamberato il solo.
Lascia perdere il solo, era troppo ingamberettato.

Neanche male dai. I gamberi vanno al contrario, quindi ingamberarsi, o ingamberettarsi, potrebbe voler dire finire a gambe all'aria, ecco.

Anni fa conoscevo un tipo che aveva un blog, scriveva dei post bellissimi, l'unica cosa cominciava bene, poi a metà s'ingamberava, non capivi più dove voleva andare a parare, nei suoi post.





venerdì 15 giugno 2012

Il buon blogger si vede dal mattino

 Ieri parlavo con un tipo che di mestiere scrive, a un certo punto gli ho detto Anche io scrivo, ho un blog da un sacco di anni, l'unica cosa non sono costante.
Male, mi dice il tipo che di mestiere scrive, un blogger deve scrivere sempre, tutti i giorni.
Tutti i giorni? gli chiedo io, ma io a scrivere una roba sono capace di metterci tre ore, scrivere tutti i giorni diventa impegnativo, per uno che non è come te che scrive di mestiere.
Bisogna avere disciplina, mi dice il tipo che di mestiere scrive. E tu, ce l'hai la disciplina?
Io cosa? gli dico con una faccia che a ripensarci adesso poteva anche essere la faccia del babbeo.
La disciplina. Tu, ce l'hai la disciplina?
Disciplina proprio disciplina no.
Forse a ben cercare potrei avere qualcosa dei Disciplinatha, ma non ci metterei la mano sul fuoco neppure su quello.
Disciplina ognuno c'ha la sua, io ad esempio, mi dice il tipo che di mestiere scrive, il mio blog lo scrivo la mattina presto, faccio colazione con mio figlio e parliamo, che è importante parlare, poi quando lui esce per andare a scuola, io attacco subito a scrivere, al più tardi alle nove il pezzo è in rete. Ma non è per forza così che devi fare tu.
Tu ce l'hai un figlio? Mi chiede.
No.
Vedi?

Allora io questa mattina ho messo la sveglia presto, sono andato in cucina, ho preparato la colazione per me e mio figlio, che io non ce l'ho, un figlio, ma volevo vedere se questa cosa funzionava, e ho preparato la colazione per tutti e due.
Ho scaldato un po' il latte, non troppo perché poi se bolle a mio figlio il latte non gli va più bene, ho tagliato delle fette di pane, ho preso il burro e la marmellata dal frigo, ho sbucciato una mela ne ho fatto tutte delle barchette e le ho messe bene bene su un piattino, sembrava la flotta del pirata Barbanera.
Allora poi ho chiamato mio figlio, Oh, gli ho urlato, è pronto non fartelo ripetere cento volte!
Ci siamo seduti a fare colazione, io gli ho parlato di tutte le cose che avevo fatto durante la settimana, che si vede proprio che parlare fa bene. A un certo punto prende una barchetta, sceglie quella più centrale di tutte, poi mugugna qualcosa su una flotta spaziale.
Cosa hai detto? gli chiedo.
Niente, fa lui.
No, adesso mi dici cosa hai detto.
Ho detto che è la flotta spaziale.
Lo vedi che sei ignorante, gli dico, non lo vedi che che è la flotta del pirata Barbanera?
Per me era una flotta spaziale.
Ma non lo vedi che sono delle barchette? Eh? Non lo vedi che sono delle barche?
Mi ha detto di no, che infatti secondo lui non galleggiavano mica, quei pezzi di mela, mentre volare potevano volare velocissimi, e se volevo mi faceva vedere anche subito come volavano, gli ho detto che ci credevo e andava bene così.
Alle otto meno venti siamo usciti sulla strada, poco dopo è passato l'autobus, ho ficcato mio figlio sull'autobus.
Appena l'autobus è ripartito ho picchiato sul finestrino dove era seduto lui, Era il pirata Barbanera! gli ho urlato fortissimo, che anche quelli per strada mi hanno guardato come se avessi detto qualcosa di brutto.
Mentre mettevo a posto la colazione, ho ancora trovato una barchetta dietro la tazza, probabilmente un disertore, me lo sono mangiato.
Poi mi sono messo a scrivere, adesso sono le nove meno venti, sta a vedere che per le nove il pezzo è in rete.
Questa cosa della disciplina, aveva ragione il tipo che di mestiere scrive, uno per essere un blogger deve avere un figlio.

martedì 12 giugno 2012

Betzy, il nuovo video - Little Student

Lazies and gasmen,
ecco a voi Little Student, il nuovo video di Betzy.
Sempre e incredibilmente Produzioni  Lady Lovely



A proposito... il canale YouTube dell'etichetta Lady Lovely si chiama "anomaliedomestiche" (dal primo album della WAH Companion).
Lì ci trovate un sacco di altro materiale vario, fatevi un giro, e a meno che non ve l'abbia vietato il medico, iscrivetevi.

lunedì 4 giugno 2012

Il pessimo marketing dei rivoluzionari

Bruxelles.
Qualche mese fa, dopo avere accompagnato mia moglie al lavoro, mi sono imbattuto in una libreria rivoluzionaria. Chiusa.
In che senso, scusa, Libreria Rivoluzionaria?
Nel senso ho poi scoperto essere gestita proprio dal collettivo Aurora del Blocco Marxista Leninista di Bruxelles.
Sono rimasto lì fuori a pensare che era bellissima, e che avrei voluto tanto portarci mio padre, oltre a portarci me stesso. Non tanto per le pubblicazioni più ortodosse, ma per tutti quei libercoli vecchi, usati e curiosi come, che ne so, L'illustrazione comunista nei paesi fiamminghi 1934-36, oppure Atti del sesto convegno comunista all'interno della fabbrica di frangipane di Skropflerstauser, 14 aprile 1949.
Questi titoli me li sono inventati, ma avete capito, insomma.
Oltre a tutti questi affascinanti libercoli c'è una selezione di pubblicazioni contemporanee rivoluzionarie, soprattutto di stampo anarchico.
Niente, quella volta la libreria era chiusa, e mi sono detto Ricordati poi solo dov'è che ci torniamo.
Infatti poi sono passato altre cento volte in quella zona a cercarla e non l'ho mai più trovata, la libreria rivoluzionaria Aurora, che il mio cervello ogni tanto non è un cervello, è il classico campo da rugby vuoto di notte con tutte le luci accese e nessuno dentro, anzi si, uno col cappotto seduto sulle scalinate che pensa a tutta la sua vita, l'altro in pantaloncini corti che fa otto giri di campo di corsa, poi fa le scale su e giù due volte, poi altri otto giri di campo, poi ancora le scale, poi si accorge del tipo col cappotto, allora sempre correndo gli si avvicina, si ferma tutto sudato col fiatone e gli fa:
- Lei non dovrebbe essere qui.
Mi ha sentito? E' chiuso. Il campo è chiuso.
Quello col cappotto alza la testa e risponde:
- Come, scusi?
- Ho detto che il campo è chiuso.

E quindi nulla, la libreria non l'avevo più ritrovata, l'ho poi ritrovata la settimana scorsa per puro caso, Sbagliavo poi solo di un isolato, ho pensato.
Ad ogni modo era aperta.
Allora entro, Buongiorno, dico, Buongiorno, mi fa il tipo seduto a una scrivania e sommerso dalle carte e dai libercoli. In francese chiaramente.
Lì ho una sensazione fortissima, e penso Chissà se gli rompo i coglioni.
Posso aiutarvi, mi chiede, No grazie do un'occhiata, rispondo. In francese, chiaramente.
Allora giro, guardo i titoli, ce ne sono davvero di bellissimi, libri vecchi, libri nuovi, libri usati, cartoline, foto, manifesti, manoscritti, disegni, riviste satiriche, vale tutto purché sia rivoluzionario.
Non avevo ancora preso in mano neppure un libro, perché me lo sentivo io che gli stavo rompendo i coglioni, poi vedo un libercolo malconcio, piccolino, tipo Nascondere la verità - come USA e GB hanno manovrato l'opinione pubblica contro l'URSS selezionando e pubblicando i documenti ufficiali dei servizi segreti nazisti tra il 1939 e il 1948.
Questo titolo invece non me lo sono inventato, non era proprio così ma il senso era questo.
Bellissimo, penso, lo regalo a mio padre, e comincio a sfogliarlo. In buona sostanza questo libercolo spiega di come USA e GB avessero richiesto all'URSS di firmare una pubblicazione sul materiale nazista, senza permettere però che una commissione sovietica facesse anch'essa parte del comitato scientifico. Ovvero, gli USA avrebbero scelto, selezionato, tagliato a piacimento cosa pubblicare e cosa no dei comunicati nazisti, chiedendo all'impero sovietico di mettere la firma sulla pubblicazione senza prendere parte alla sua redazione. Chiaramente i sovietici rifiutarono, chiaramente gli americani pubblicarono materiale screditante nei confronti dello stato comunista, e chiaramente quest'ultimo uscì con questa contro-inchiesta, rispolverando tutti quei documenti ufficiali nazisti che gli americani avevano insabbiato, tagliato, eluso, censurato, insomma non pubblicato.
Come ad esempio quella volta che...
- Ce n'est pas une bibliothèque.
- Pardon? Faccio io, che avevo capito benissimo
- Ce n'est pas une bibliotheque!!!!
- Oui, pardon, escususez-moi.

Allora poso il mio libro, Sei proprio un bigotto, penso io, e adesso ti frego.
Vado verso la vetrina, c'erano dei libri che si potevano vedere solo da fuori, poco e male, ma io uno che mi interessava l'avevo visto, anche se da dentro non si vedeva, bisognava sapere cosa chiedere, ecco.
E allora adesso ti faccio vedere che sei un cretino, che i clienti li devi sapere trattare bene, e che non è che se uno non si presenta con la parola d'ordine vuol dire che non capisce un cazzo.
Allora vado lì, lo guardo, e con indifferenza gli faccio, in francese, chiaramente:
- Mi fa vedere il libro su Durruti?
- Pardon? Mi fa lui
- Il libro su Buenaventura Durruti, me lo fa vedere o no?
E lì cambia tutto. Il libraio si alza, mi guarda con gli occhi scintillanti e immensa stima, Ma certo, glielo prendo subito, ecco a lei, è appena uscito. Mi riconosce come uno del branco, so chi era Durruti.
Che poi io di Durruti non è che sappia molto, anzi so fra il poco e il niente, ma intanto ti ho fregato, pirla, che non devi giudicare la gente dallo zainetto.
Alla fine gli dico Bello questo libro, peccato che io non abbia soldi, forse tornerò. Che era, oltretutto, l'assoluta verità.

Tutto questo per dire cosa? Anche se mi fa male, anzi mi fa malissimo, a voler bestemmiare potrei dire che in quanto a marketing, buona educazione e proselitismo, questi e molti altri dovrebbero prendere lezioni da Casa Pound.
E fatela circolare la cultura e le idee, cazzo, siamo nel 2012!
Se sbatti fuori dal negozio uno che si legge tre pagine di Nascondere la verità - come USA e GB hanno manovrato l'opinione pubblica contro l'URSS selezionando e pubblicando i documenti ufficiali dei servizi segreti nazisti tra il 1939 e il 1948, se lo sbatti fuori, allora qual'è il senso di una libreria rivoluzionaria?
Che cosa volete rivoluzionare?
Maledetti bolscevichi.

venerdì 1 giugno 2012

Nadàr Solo e il mitico Sziget


Versione Minimal:
Clicca la foto qua sotto e poi clicca sul cuore per mandare i Nadàr Solo allo Szieget.



Versione Gioco dell'oca:
La nostra etichetta Lady Lovely ha uno studio a Pomaretto che si chiama, che fantasia, Lady Lovely Studio. Un giorno il cantautore torinese che si chiama, che fantasia, Daniele Celona telefona a Ru Catania, che poi serei io, e gli fa Posso venire a registrare le chitarre del mio disco da te? Vieni, gli rispondo. Daniele oltre alle sue chitarre si porta dietro il suo chitarrista, che si chiama, che fantasia, Federico Puttilli.
Poi in studio gli faccio sentire un artista americano della nostra etichetta, che si fa chiamare, già con un po' più di fantasia ma neppure troppa, Galapaghost. Com'è come non è, va a finire che Ru e  Federico diventano membri effettivi del progetto dell'americano e fanno con lui il tour italiano.
Federico ha anche una sua band, che si chiama, con un picco di fantasia, Nadàr Solo, e che ha già fatto un sacco di robe tipo dischi, concerti, tutto. Questa band sta raccogliendo in questi giorni i voti online per andare a suonare a Budapest al tanto ambito Sziget Festival.
Ascoltateli da qui:


Se vi piacciono cliccate qua per raggiungere la pagina delle votazioni, in basso trovate un cuoricino, non servono iscrizioni né nulla, cliccate il cuoricino and you're done.