giovedì 12 gennaio 2012

Facebook: chi mi ama mi segua. Per gli altri c'è la carta igienica.


Su Facebook, come Ruggero Catania, ho 1496 amici.
Di questi, a soli 39 "Piace" Lady Lovely, l'etichetta con cui pubblico i dischi in cui suono e/o i dischi che mi garbano.
Ne deduco che le altre 1457 persone siano convinte che io faccia musica di merda, oppure non sono miei amici, tanto da non sapere neppure cosa faccio nella vita.
Fermo restando che nessuno è obbligato ad ascoltare la mia musica per essermi amico, facciamo due calcoli.
Come persona, ho 1496 amici su Facebook, di cui soltanto a 39 piace la principale attività che svolgo.
In tutto, le persone che apprezzano l'etichetta Lady Lovely su Facebook sono 681. Di cui 39, sono miei amici, che sono il 5,7%.
Girando il calcolo al contrario,  di 681 persone che apprezzano Lady Lovely su Facebook, 642 persone non sono amiche mie. Mi viene da dire, spulciando velocemente, che non le conosco affatto. Parlando in percentuale, il 94,3% delle persone che segue la mia etichetta, non sa neppure chi io sia, né tantomeno posso sapere io chi siano loro.
Il che, se l'etichetta avesse 250mila fans, sarebbe anche logico. Ma ne ha soltanto 681.
Questo da un  lato mi rende fiero, perché significa che la stragrande maggioranza delle persone che segue la mia etichetta, non lo fa per amicizia, ruffianeria o compassione, ma lo fa perché apprezza i gruppi che pubblichiamo e le scelte che facciamo (al plurale si, che al di là del concetto del post, nell'etichetta non ci sono solo io per fortuna).
Questo è un bene.
Però mi vene da dire,  Per quale motivo uno non può mai essere profeta in patria?
Insomma, io ho 1496 amici, e a 1457 non gliene frega un beneamato cazzo di quello che faccio.
Mentre altre 642, senza conoscermi, hanno deciso di seguire l'etichetta e farsi bombardare la bacheca con aggiornamenti sulle nostre band.
Sapete quanti brani Lady Lovely sono stati scaricati gratuitamente tra il 26 e il 31 dicembre, quando abbiamo "liberalizzato" l'intero catalogo per le vacanze?
1808.
Mille-ottocento-otto brani scaricati gratuitamente in sei giorni. Fa più di 300 download al giorno.
Ne deduco ancora che proprio inutili e noiosi non siamo, e che la musica che pubblichiamo non dispiace affatto.
Evidentemente ho 1457 amici a cui questa cosa non interessa.

Ora, io non dico che tutti i miei amici debbano seguire la mia etichetta. Questo no.
Ma che su 1496, qualcuno di più di questi 39 soggetti possa apprezzare le mie pagine, anziché aumentare le visualizzazioni di "Questo pomodoro avrà più fan di Silvio Berlusconi", questo non solo lo auspico, lo pretendo.
Dopo questo sfogo, un drastico calo delle miei personali amicizie sarà molto ben accetto.
Meno amici, meno eventi da ignorare.

lunedì 9 gennaio 2012

Olly

foto di Daniele Celona

Ciao Olly, sei stato un signor gatto.
Ho aspettato un mese prima di provare a scrivere qualcosa su di te.
Eppure non ci riesco neppure adesso.
Solitamente mi viene facile scrivere e difficile parlare.
In questo caso mi viene difficile parlare e impossibile scrivere.
Volevo ringraziare tutti quelli che si sono occupati di te in questi anni, quelli che hai riempito di pelo mentre ti facevano le coccole, quelli che hanno seguito le tue avventure sul web, e soprattutto quelli che ti hanno dato qualche croccantino quando io ero in giro a suonare qua e là.
Che tu da solo non avresti saputo cacciare neppure una lucertola.
Cosa posso dire di altro che non suoni patetico, non so.
Tipo che pur di riaverti sarei disposto a sopportare altre cento volte l'odore di quella notte che sei stato male, e la tua cacca era talmente brutta che mi ha svegliato la puzza alle 5 di mattina nonostante la porta chiusa, e ho dovuto pulire subito e mi veniva il vomito.
Facciamo dieci volte va'.
Comunque sei stato un signor gatto, a parte quella volta lì.
Senti, salutami Tuffo Dei Tigli. E' quel cane bianco tutto batuffoloso arrivato più o meno con te. Magari vi siete incrociati alla reception.

Ciao Olly, ci vediamo nel paradiso dei fifoni.



sabato 7 gennaio 2012

My Beautiful Disco, made in Torino da Luca Saini

Ecco, una cosa molto bella nata a Torino e portata in giro per altre città.
Date un occhio a questo lavoro di Luca Saini.
Bello tutto, poco da aggiungere.
Meglio vinile che venale.


MY BEAUTIFUL DISCO - Shooting in Italy - LUCA SAINI from luca saini on Vimeo.

La verità sui miei collaboratori

Questa cosa qui dell'etichetta indipendente sta diventando niente male.
E ci sono dei collaboratori fissi ormai, diciamo che in tutto siamo cinque.
Sento però l'obbligo morale di mettervi al corrente su che razza di personaggi avete di fronte.
Ieri pomeriggio abbiamo fatto una riunione qui in Casa Madre, che poi sarebbe il Lady Lovely Studio, ma oggi preferisco chiamarlo Casa Madre. Fuori c'era il sole, e ci siamo detti La gente sana di mente sarebbe a fare una passeggiata, che oggi è la befana ed è festa, la gente sana di mente sarebbe a fare una passeggiata anziché impuntarsi sul come vendere dischi che non gliene frega più un cazzo a nessuno.
Col senno di poi devo dire che questa riflessione si è dimostrata la più lucida di tutta la giornata, ma andiamo oltre.
Presenti alla riunione eravamo in tre. E siccome sono una persona ospitale, se e quando voglio, ho preso un panettone Galup appena iniziato e ho fatto il caffè. Così, per iniziare a sciogliersi un po' e farsi gli auguri. Poi nulla, abbiamo parlato di un po' di cose, di come procedere per questo e  per quell'altro.
Loro mangiavano il panettone, io no, io mangiavo dei marrons glacés che mi aveva portato mia mamma il giorno prima. Poi verso l'ora di cena dovevano andare via e sono andati via.
Credevo fosse andato tutto liscio, poi questa mattina mi alzo, mi faccio il té, tiro fuori il panettone Galup dal sacchetto, e rimango sbalordito.
Non era un panettone.
Era un campo di battaglia.
Era uno schifo. Era un disastro, una scena di guerra, era un casino, una partita di rugby. Sembrava che dentro al panettone ci avessero buttato dentro una manciata di raudi avanzati dalla settimana scorsa. Il panettone era solo più metà, e da una parte di questa metà era completamente sventrato, con l'ultima fetta tagliata male, e ne era stata strappata via solo la parte sopra. Canditi ovunque, uvetta sparpagliata e mezza morta che chiedeva di essere mangiata per non soffrire più.
Sulla carta che fa da base, una poltiglia tutta appiccicaticcia di fondo di panettone, briciole, macchie di caffè. La stessa carta laterale poi, quella che sorregge il panettone, mica era stata tagliata secondo le fette. No, alcune parti erano tagliate fino alla bese, altre a metà, e l'ultima fetta, quella strappata via a forza dalla forma, non ci avevano manco più provato, a tagliare la carta.
E allora nulla, mi sono messo lì con santa pazienza e ho fatto restauro.
Ho tagliato delle fette normali da ambo i lati, ho mangiato i canditi solitari e le uvette agonizzanti, ho risistemato un po' la carta con le forbici per dare anche un senso estetico alla cosa. Poi alla fine con un cucchiaino ho raschiato bene bene tutta la carta sotto, e ora sembra di nuovo un panettone, anziché una partita di rugby.
Ora, io non voglio fare nomi. Però c'era mia cugina Claudia, e non è stata lei. Ne sono certo.
L'altra persona presente era di sesso maschile, e non era Fabio Cussigh detto Betzy, perché lui sta a Udine e le riunioni le facciamo su Skype. Giovanna era in montagna a lavorare.
Vedete voi.
Ecco, questo solo per dire che io ci sono rimasto male.
Vatti a fidare, di quelli che sembrano precisi.
E soprattutto, che ci provi, la prossima volta che di discutono le grafiche, a parlarmi di estetica. Lui, il filosofo. Che ci provi, a parlarmi di estetica.
La verità sui miei collaboratori, è che non sanno affrontare un panettone.