sabato 22 dicembre 2012

Galapaghost: Small Pockets, Big Thanks

Grazie a tutti quelli che ci hanno supportato in questa avventura durata poco più di un mese, il secondo album di Galapaghost vedrà la luce.
Si intitolerà "Dandelion", e non avrà nulla a che vedere con il brano che potete ascoltare e scaricare qua sotto.
Però nel brano che potete ascoltare e scaricare qua sotto c'è il vostro nome.
Sempre che ci abbiate ci supportato in questa avventura durata poco più di un mese.
Insomma, cliccate.
Trovate il vostro nome e lasciate un messaggio sulla timeline.
Se non trovate il vostro nome, allora significa che non ci avete supportato in questa avventura durata poco più di un mese, ma poco male, potete comunque lasciare un messaggio sulla timeline del brano che potete ascoltare e scaricare qua sotto.
Brano che non ha nulla a che vedere con il secondo album di Galapaghost che si intitolerà "Dandelion" e che vedrà la luce grazie a tutti quelli che ci hanno supportato in questa avventura durata poco più di un mese.

mercoledì 21 novembre 2012

Gramellini e la televisione (secondo me)


Gramellini, a me piace tantissimo come scrive e le cose che scrive.
Scrive delle cose che sono bellissime, e io sono quasi sempre d'accordo su tutto, e mi sembrano quasi sempre tutte giuste e sacrosante, le cose che scrive Gramellini.
E le scrive in un modo che sono sempre piacevoli, pungenti ma pacate, anche. E non è uno di quelli che scrive delle cose belle ma con dei toni che non li puoi neppure leggere, no, lui è uno di quelli che scrive delle cose belle con dei toni piacevoli, e non sono mica molti.
Poi l'altro giorno l'ho visto in televisione, che io non ce l'ho neppure, la televisione, l'ho visto su YouTube, ci sono rimasto male.
Era una trasmissione, non so quale, a un certo punto arriva uno, quando entra Ecco Gramellini, dicono, io ho pensato Sarà mica quel Gramellini lì che piace a me? poi ha cominciato a leggere delle cose, ho capito che in effetti era quel Gramellini lì che piace a me.
Dopo, man mano che leggeva, ho capito che non era un ospite speciale, ma che è una cosa che fa spesso, di andare a leggere le sue cose in televisione, in quella trasmissione lì.
E niente, io la sensazione che ho avuto, è che lì facesse un po' lo smargiasso, come dire Tanto lo so, che dico delle cose belle con dei toni piacevoli.
Poi ho avuto anche la sensazione che dicono sempre tutti Meglio la radio, Meglio i libri, Meglio le riviste, Meglio i giornali, della televisione invece ne parlano sempre tutti male, che poi a me non me ne dovrebbe fregare proprio niente che io non ce l'ho neppure, la televisione, insomma della televisione invece ne parlano sempre tutti male, poi alla fine gira e rigira ci vanno tutti, in televisione.
Non che mi ricordi un articolo di Gramellini contro la televisione, ma era per dire, ecco, ci siamo capiti.
Quella volta lì aveva anche detto delle cose belle, e le aveva anche dette bene, ma a me, già il fatto stesso che uno arrivi in televisione col passo sicuro e la parlata spavalda, a me mi viene già voglia di cambiare canale, che io non ce l'ho neppure, la televisione, ma se avessi la televisione, vedere uno col passo sicuro e la parlata spavalda, cambierei canale.
Io vedere Gramellini in televisione, mi sono sentito un po' come quando uno è affezionato a un libro che ha letto da giovane, che si era immaginato tutti i personaggi, tutti i luoghi, tutti gli oggetti, poi vede il film tratto dal libro, e non solo il film lo trova brutto e poco poetico, ma da quel momento lì, le immagini che aveva del libro cessano di esistere, sopraffatte dalle immagini del film, che prendono inevitabilmente il posto di quelle effimere e mutevoli della fantasia, e il libro non sarà mai più la stessa cosa.
Ecco, prima per me Gramellini era una persona eccezionale, misteriosa, nella sua classe, nella sua integrità, nella sua acutezza, Chissà che tipo sarà questo Gramellini, mi chiedevo, ne avevo una immagine molto poetica e tutta mia. Adesso invece, non so se riesco a spiegarmi, adesso è come se avessi visto il film di Gramellini, e il libro di Gramellini, adesso che ho visto il film di Gramellini, è come se il libro di Gramellini non fosse più la stessa cosa.

E allora niente, poi mi è venuto da pensare che Gramellini scrive bene e scrive delle cose belle, invece in televisione mi è stato un po' antipatico, e io quando ho scoperto che lui, Gramellini, fa delle apparizioni in televisione, io ci sono rimasto male, un po' come se mi avesse tradito.
Un po' come se mi avesse tradito e non me lo avesse neppure detto, che lo sapevano tutti tranne me, che Gramellini andava in televisione.

mercoledì 7 novembre 2012

California / Danimarca - 1996


Durante la gloriosa epoca del Palatrussardi milanese della seconda metà degli anni '80, ogni concerto heavy metal aveva degli elementi costanti.
Il fango del parcheggio, o la polvere, a seconda della stagione.
Le magliette illegali all'ingresso e all'uscita.
I biglietti belli.
Le luci brutte all'ingresso.
L'elettrizzante attesa.
Il boato incredibile di dodicimila scarpe divise equamente tra anfibi e Adidas alte che sbattevano a mo' di marcia sulle sedie blu delle tribune appena venivano spente le luci, e sembrava che stesse venendo giù il mondo.
Ma la costante massima, era sentire Master of Puppets a volume basso uscire dalle casse dell'impianto mentre i tecnici sistemavano le ultime cose.
E il momento di aggregazione più totale che mi fosse mai capitato di vivere, e che forse lo è tutt'ora, era cantare tutti insieme l'assolo armonizzato che Kirk Hammett fa nella parte lenta del brano.
Non si poteva non cantare.
Noi eravamo noi, e almeno avevamo qualcosa in cui credere.
Una unica "O" che durava una ventina di secondi e si snodava in una melodia barocca quanto energica, poi l'assolo continuava e ci si perdeva, ma non era importante. Avevamo già vinto, prima ancora che cominciasse il concerto.
Altro che "Pooo-Po-Po-Po-Po-Poooo-Pooo".
Dietro c'era tutta un'altra fede.
E noi dopo avere cantato in seimila l'assolo lento di Master Of Puppets, si poteva anche andare a casa.

lunedì 5 novembre 2012

Pellicans - A Word Up There in FREE Download


Diamo il benevenuto nella scuderia Lady Lovely ai Pellicans, band reggae di Pinerolo.
Ma Pinerolo Pinerolo, come la scena di Fantozzi? Direte voi. No, Pinerolo Val Pellice.
Il disco in uscita a gennaio 2013 si chiamerà "Dancing Boy" e sarà prodotto e mixato da Ru Catania.
Per nostra proverbiale coerenza e lungimiranza, passate le feste dei morti vi regaliamo il brano più allegro che abbiamo.
Scaricate, ascoltate, regalate, copiate, duplicate, remixate, slideshowizzate.
Fate come se foste a casa vostra.



MusicRaiser: Galapaghost supera il 20%


Continua la campagna Small Pockets, Big Hearts su MusicRaiser.


Grazie a molti di voi abbiamo raggiunto il 21% dei soldini che ci servono per la realizzazione del secondo album di Galapaghost!
Soldini che detto in soldoni sono già più di 1000€!
E' davvero molto importante per noi che questa campagna vada in porto.
Significherebbe che ci volete bene, e che tutti gli sforzi che facciamo per continuare a suonare e a produrre non sono vani, ma sono fatti per voi, perché c'è gente che ci ascolta, che ci apprezza, e che fa parte in un modo o nell'altro della nostra vita e della nostra etichetta.
Ora dobbiamo andare avanti tutti insieme, perché se non raggiungiamo il 100% nei prossimi 40 giorni, tutti i soldini vi saranno restituiti e adieu produzione dell'album.
Potete ancora aderire o fare aderire i vostri amici alla pagina qua sotto:

I nomi dei gloriosi partecipanti saranno pubblicati a partire da oggi sul sito di Lady Lovely,
vieni a vedere se ti abbiamo dimenticato!

venerdì 26 ottobre 2012

Il partigiano John, come lo intendo io

Allora, dico la mia a costo di passare per vecchio bigotto.
Non lo so mica, se mi ha fatto ridere questa versione commercial-gastronomica del Partigiano John scovata in rete. Fare una versione demenziale di una canzone è diritto di ogni musicista, ed esserne l'oggetto, è anche un po'  riconoscimento di notorietà.
Nulla da dire quindi sul concetto, anzi, tante grazie.
Di fatto però, con tutti i testi firmati da Caudullo/Bonino/Casacci/Catania in trent'anni di carriera, a mio modesto parere, Il Partigiano John potevano lasciarlo lì dov'era, che non dava fastidio a nessuno.
Anzi no, potevano lasciarlo lì dov'era proprio perché forse dava ancora fastidio a qualcuno.
Poi uno dice Dove siamo andati a finire? ecco appunto, Dove siamo andati a finire?
"La situazione è tragica ma bisogna trovare il modo, anche comico, per andare avanti" è stato il commento di qualcuno a questo video postato su Facebook.
Ecco, appunto. Ma è anche per questo continuo togliere valore alle cose, che la situazione è tragica, anzi grottesca.
Non ho nulla contro le versioni strampalate dei brani, non è questo il punto. E non è neppure che io non sappia stare al gioco. Il punto è la situazione che stiamo vivendo e il significato delle cose che ci stanno attorno. Quelle poche che un significato forse ancora ce l'hanno.
Un gruppo delle nostre valli che fa una versione comica di una canzone del più noto gruppo delle nostre valli mi sembra un'idea azzeccata, un gruppo delle nostre valli che fa una versione comica di un testo che parla di un argomento ben preciso delle nostre valli, mi sembra un'idea decisamente meno azzeccata.

Se c'era un momento dello spettacolo in cui fino al mio ultimo concerto con gli Africa Unite, un solo momento in cui fossi ancora capace di emozionarmi e di avere la pelle d'oca ogni volta, se c'era un solo momento in cui io avessi un motivo vero per stare su quel palco con gli altri, questo momento era Il Partigiano John, comprese le parole che Madaski si prendeva la briga di dire prima di suonarla, a ogni concerto, sera dopo sera, da diciotto anni a questa parte.
Per questo sono stato, e sarò sempre, un Africa Unite.

Mi viene in mente quel'articolo di Paolo Nori della settimana scorsa, che diceva che la canzone Bandiera rossa, non dovrebbe finire con la strofa «Evviva il PD e la libertà», dovrebbe finire con la strofa «Evviva il comunismo, e la libertà».
Ecco per me, con le dovute proporzioni, per me Il Partigiano John non dovrebbe finire con la strofa "La focaccia, sulla focaccia", dovrebbe finire con la strofa "Dritto in faccia, sì, dritto in faccia".
Perché per me, come diceva Nanni Moretti a proposito dell'abbraccio, io lo dico a proposito della parola, per me la parola ha un significato ancora ben preciso.
Vale anche per te.

Ora forza, datemi del vecchio bigotto, porgerò l'altro guanciale.

lunedì 8 ottobre 2012

Anatomia musicale di una foto su facebook

Qualche giorno fa mia cugina Elena ha pubblicato su facebook delle foto in cui ci sono io sul palco con i Disco Inferno, saranno passati quindici anni, da quel momento lì.
Che io non suonavo mica nei Disco Inferno, suonavo negli Africa Unite, ma eravamo tutta una ballotta, così si diceva a quei tempi nel periodo post-Neffa, una ballotta.

E niente, in queste due o tre foto c'è questa ballotta che comunque è tutta da raccontare, rivederla adesso. Il cantante con la parrucca blu, all'epoca si faceva chiamare Priscilla, ora si chiama Roby ed è il cantante dei Pellicans, gruppo di musica reggae di cui ho già prodotto il primo album, e adesso stiamo per mixare il secondo, che uscirà per l'etichetta Lady Lovely.
Rossano, il chitarrista dei Disco Inferno di quel periodo, era un amico carissimo di Balistica, che sarebbe poi diventato il chitarrista della WAH Companion.
Un'altra persona che c'è in una delle foto, quella persona leopardata con la parrucca viola, si chiama Veronica, era poi finita a fare delle cose con i Subsonica, e adesso non fa più niente, se proprio deve fare delle cose, fa solo più delle cosine piccole, come dei tour mondiali con Tricky.
Poi sempre in quelle tre foto lì, che la pagina su facebook è una sola ma le foto sono tre, in una di quelle tre foto lì, vicino a mia cugina c'è Sara, che è una mia carissima amica, che dal vivo è una patata, in quella foto lì è anche una patata, con lei eravamo molto amici, poi ci siamo un po' persi dopo il 2001, poi adesso da qualche anno ci siamo ritrovati, che nel 2001 lei abitava fuori dall'Italia, ci eravamo scritti delle lettere, a me era scappata questa cosa che l'undici settembre non mi stupiva ci fosse stato, e che bisognava aspettarselo, e forse almeno adesso cambiava qualcosa, nella dinamica delle relazioni internazionali. Che in effetti l'avevo forse sparata un po' grossa, anche se non è che poi adesso io la pensi in maniera diversissima, ma forse, come l'avevo detta quella volta lì, l'avevo formulata forse male. E quindi niente, dopo, per divergenze di opinioni, non ci eravamo più sentiti per degli anni.
La cosa buffa, questa Sara è la sorella di Giovanna, che ci aiuta a stare dietro ai conti (inesistenti) dell'etichetta Lady Lovely, e canta anche con i Pellicans,  gruppo di musica reggae di cui ho già prodotto il primo album, e adesso stiamo per mixare il secondo. Quindi quella rasata a zero nella foto, è la sorella di quella dell'etichetta che adesso canta con quello che nella foto ha la parrucca blu, in un gruppo di musica reggae che produco io, che nella foto sono quello con i capelli lunghi e i baffi, e adesso che ci penso non ve l'ho detto, ma a un certo punto questo qua con la parrucca blu aveva cantato anche in uno dei miei progetti che si chiamava Limite, dove c'erano Kasko, il batterista della futura WAH Companion, e Andrea Pollone, futuro WAH Companion e Lady Lovely pure lui, che era il fratello Sergio Pollone, che nella foto è un po' nascosto ma si vede, perché all'epoca era il batterista dei Disco Inferno e anche fidanzato di Veronica, quella leopardata con la parrucca viola.
Vi siete persi?
Non importa, vado avanti.

Abbracciata alla patata c'è mia cugina Elena, mia cugina Elena, quando i miei mi regalarono la mia prima chitarra elettrica, una Melody made in Italy, l'unica chitarra al mondo basata sul modello Stratocaster ma col peso di un Les Paul, io non sapevo suonare quasi niente e guardavo con invidia e ammirazione mia cugina Elena che suonava con la mia chitarra Melody e il mio amplificatore Gorilla, E cosa suonava? direte voi,  suonava I wanna be your dog degli Stooges e I don't care dei Ramones, e sì che li imparai da lei, quei riff incisi sulla pietra della storia del punk-rock.
Nella foto accanto si vede anche Lucia, che era compagna di classe di Kasko, e che ora è la moglie di Paolo Gambino detto Il Greco, che nella foto non si vede, ma sarebbe poi entrato anche lui nei Disco Inferno come tastierista, adesso non suona più nei Disco Inferno, suona con Eugenio Finardi. Che poi Lucia, rimane pur sempre la sorella di Demetrio, buon amico da cui io comprai una telecaster nera  dopo eterne serate nel loro gazebo a suonare Lynyrd Slynyrd e Rolling Stones, la stessa telecaster nera che vedete nella foto in mano a me, che sono quello coi capelli lunghi e i baffi.
Continuiamo coi nomi dei presenti, nella foto c'è anche Luciano, che balla come un pazzo, se lo conoscete sapete benissimo che ancora oggi a distanza di quindici anni balla sempre come un pazzo, E cosa c'entra anche questo Luciano? direte voi, c'entra che Luciano abita a New York da tantissimi anni,  e scrive i testi per i Pellicans, gruppo di musica reggae di cui ho già prodotto il primo album, e adesso stiamo per mixare il secondo.
Prendetevi un caffè o un cioccolatino, che non è ancora finita.

Altri personaggi chiave nella foto, una ragazza romana che balla pure lei, anche se presa di spalle, si chiama Fiammetta, Fiammetta era la mia fidanzata quindici anni fa, Si ma cosa c'entra adesso allora questa Fiammetta? vi starete chiedendo, Fiammetta canta in un gruppo di Roma si chiama Bébé Donge, e il basso lo suona Tommaso Calamita, che Cosa c'entra Calamita, Calamita c'entra, perché Calamita fa parte dell'etichetta Lady Lovely. Poi se volete proprio saperla tutta, insieme a Fiammetta e Tommaso Calamita suona anche Federico Jolkipalki, che sarebbe poi il fratello di Cipo, il fonico dei Subsonica, quindi questo Federico JolkiPalki suona con questa Fiammetta della foto, e suo fratello Cipo stava al mixer quando Veronica, quella leopardata, saliva sul palco dei Subsonica.
Forse era meglio un moment, più che un caffè o un cioccolatino.
In seconda fila, quella con gli occhiali è mia cugina Giovanna, ma non confondetevi che non è la stessa Giovanna di prima, è un'altra Giovanna, che sarebbe poi la sorella di Elena, l'altra mia cugina che ha postato le foto, e grande amica di Donatella, di cui parlerò dopo. Giovanna ha un marito che si chiama Paolo, il fratello di questo Paolo si chiama Daniele, Daniele fino a un paio di anni fa era il direttore dell'APM, scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, in cui alcuni dei sopra citati si sono formati come fonici e produttori, come Balistica, altri addirittura ne sono diventati assistenti ai corsi come Andrea Pollone. E poi, sempre per rimanere su Giovanna, qualche anno fa abitava nello stesso stabile di Gualtiero, che oltre ad essere stato il fidanzato di Sara, quella di cui vi dicevo prima, è stato anche il primo produttore che fece andare me e Kasko in studio di registrazione, quando il nostro primo progetto si chiamava ancora Offals.
Ironia della sorte, dopo che avevo già scritto questo post, ma aspettavo oggi per pubblicarlo, ieri mi scrive Andrea Pollone mi fa Oh, c'è mio fratello Sergio che dice che ha trovato a casa un sassofono, che  l'avevi prestato tu a Veronica quindici anni fa, che doveva essere di un tuo amico, Ah sì, gli ho risposto, dev'essere di Gualtiero.

Ultima all'appello, ma non per questo meno importante, Donatella, cugina di Sara, quella rasata, e Giovanna, quella dei Pellicans. Donatella comincerà poi a suonare il basso, ed erediterà il basso dal bassista dei Disco Inferno Paolo Bruno. Poi si trasferirà a Bruxelles, dove una dozzina di anni dopo, ovvero adesso, lei e suo marito Renato ospiteranno me, che nella foto sono quello coi capelli lunghi e i baffi, ospiteranno me e la mia metà per qualche mese.
Volete sapere che fine ha fatto quel basso lì? Quel basso lì l'ho usato ieri sera alle prove, che Donatella me lo ha prestato, e proprio con quel basso lì ho passato le audizioni come bassista di un gruppo belga di garage rock. I Driving Dead Girl.

E ora posta un'altra foto, se hai coraggio.


mercoledì 3 ottobre 2012

E mi chiedi chi erano i Beatles

Oggi volevo cominciare con una cosa che non c'entrava nulla, col post di oggi, poi mi sono ricreduto, ne faccio a meno.
E dire che mi sarebbe piaciuto, cominciare con una cosa che non c'entrava nulla.
Dopo però mi sono accorto, oltre al fatto che non c'entrava nulla, era anche un po' darsi la zappa sui piedi, che volevo parlare male di una categoria di persone, che se tutto va bene a un certo punto dovrò poi anche conviverci, con questa categoria di persone, in un futuro neppure troppo remoto, se tutto va bene. Che c'è della gente, io non lo so come fanno a pagarla, per dei lavori fatti così male.
C'è della gente lavora in un modo così approssimativo, che io non lo so, mi viene un nervoso, pensare che questi fanno dei lavori anche importanti, e mica da ieri, no, questi fanno dei lavori importanti da venti anni, cose del genere. I politici, direte voi, No, non sono solo i politici, quella persona lì in particolare che mi era venuta in mente questa mattina non c'entra nulla con la politica.

Ad ogni modo.
Domenica sono andato col mio nuovo amico Vincenzò, che poi sarebbe Vincenzo ma è belga, e tutti dicono Vincenzò, domenica sono andato col mio nuovo amico Vincenzò in un posto vicino a Charleroi che c'era una jam session, è poi finita che ho suonato Purple Haze di Jimi Hendrix, che era l'unica che sapevo suonare e cantare insieme, allora niente, mi sono tolto la ruggine dalle dita e la muffa dal palmo della mano e sono andato a suonare. E guarda te come è piccola la vita, Purple Haze l'avevamo suonata in quel concerto lì del primo maggio che dicevo nell'altro post.
Dopo mi hanno detto Bravò, bravò, fanne ancora una, io suonare e cantare insieme, non sapevo suonare e cantare insieme nient'altro, allora ho fatto un blues lento, lentissimo, quando l'ho finito dopo nessuno mi ha poi più detto niente.
Sono andato a bermi una birra si avvicina uno alto, Avevi un suono bellissimo, mi ha detto in francese, e io l'ho ringraziato. Poi mi ha detto, sempre in francese, Ma sei tu che suoni bene, quel suono lì sei tu che lo fai, e io l'ho ringraziato. Poi mi fa Ma sei italiano? E io, Sì, sono italiano.
L'ho capito dall'accento, mi ha detto, perché anche io ho origini italiane.
Ah bene, e di dove? gli ho chiesto io.
Da notare che parlavamo in francese, che lui l'italiano non lo sa, o comunque non lo voleva parlare.
La mia famiglia viene dal nord, mi ha detto.
Ah, ho fatto io, anche io, e da dove viene la tua famiglia?
Vicino a Torino.
Ah, anche io. E dove esattamente?
Vicino a Pinerolo.
Ah! Anche io, gli ho detto! E vicino a Pinerolo dove?
Tu non conosce, mi ha detto. Paese picòlo.
E dimmi!
Ma non conosce!
E dimmelo, cazzo!
Peroso Argentino.
...
Gli ho detto Ma te, tu lo sai che io abito a 5 minuti a piedi da Peroso Argentino, che ho lo studio lì, che siccome non ho la patente prendo sempre l'autobus, dove abito io non passa neppure l'autobus, vado sempre a piedi a prenderlo alla fermata di Peroso Argentino?
E lui aveva le lacrime agli occhi.

Dopo sono uscito a fumare una sigaretta, che io non fumo mai, ho cercato di iniziare a trentatré trentaquattro anni, sono ancora lì che cerco di iniziare, non mi viene mica molto naturale. Insomma sono uscito a provare a fumare una sigaretta, c'era un altro italiano, che aveva suonato il basso nella jam session, Ah Torino, mi ha detto, qualcuno dei Pooh è di Torino.
Guarda non lo so, gli ho detto.
L'unica cosa che so, a un certo punto c'ha suonato la chitarra uno di Torino si, Ludovico Vagnone, l'anno scorso mi pare, che guarda come è piccola la vita, è il chitarrista di cui ho parlato nell'altro post.
Poi riattacca mi fa No, no, il chitarrista è Dodi Battaglia.
Guarda non lo so, gli ho detto, l'unica cosa che so dei Pooh, è che l'anno scorso qualche concerto l'hanno fatto con Ludovico Vagnone alla chitarra.
Mi sembra strano, fa lui, il chitarrista è Dodi Battaglia.
Che Dodi Battaglia è di Torino, non è di Torino?
Garda non lo so, gli ho detto.
Ah no, è Facchinetti, è Roby Facchinetti, il tastierista, che è di Torino.
Guarda non lo so, gli ho detto.
Ah no, è D'Orazio, è Stefano D'Orazio, il batterista, che è di Torino.
Guarda non lo so, gli ho detto.
L'unica cosa che so, gli ho detto, oltre al fatto he l'anno scorso qualche concerto l'hanno fatto con Ludovico Vagnone alla chitarra, Ma a me mi sembra strano, mi ha fermato lui, Ho capito, gli ho risposto io, l'unica cosa che so oltre a quella, conosco il fonico che girava con loro venti anni fa, diceva che era una produzione grandissima, avevano due palchi, quando suonavano in una città, il secondo palco era già nella città dopo.
Chi, mi ha chiesto lui, il chitarrista?
No, il fonico.
Il tastierista?
Quello che fa i suoni. Quello che sta al mixer.
Ah, no niente allora non lo conosco.
Lo conosco io, gli ho detto, lui si che è di Torino.

Poi io nel frattempo la mia sigaretta l'avevo lasciata spegnere e riaccesa sette otto volte, finalmente era quasi finita, che fumare per me è una fatica, non sono mica abituato.
Allora lui guarda un po' me, poi guarda il cielo e poi mi fa Eh, io li ho visti cinque sei volte i Pooh.
Secondo me, per me, guarda per me secondo me, i Pooh sono come i Beatles.



venerdì 28 settembre 2012

The dark side of the moon

Inspiegabile ed inquietante la sparizione della luna nei cieli della capitale delle Europe Unite, fenomeno che il nostro fenomeno Ruperto da Catania ha potuto osservare da vicino e documentare grazie ai potenti mezzi messigli a disposizione dall'etichetta emancipata Lady Lovely.
Egli infatti, girovagava ormai stanco per le vie del centro villa quando, accortosi suddentemente dell'anomalia notturna, è riuscito ad immortalare lo spaventoso momento per mezzo di un potentissimo telefonografo senza fili grosso quanto un pacchetto di sigarette. Il videocineregistratore integrato, in grado di registrare decinaia e decinaia di immagini, dialoghi e videofilmati, anche in modalità notturna, ha permesso di portare a voi questa ardita testimonianza di inizio millennio.


giovedì 27 settembre 2012

L' Aserejé del Tacatà


Quando ero ragazzino, c'era a Torino un chitarrista bravissimo, si chiamava Ludovico Vagnone.
Suonava in un gruppo di hard rock, si chiamava Knock Out.
L'album l'aveva prodotto un noto produttore italiano, si chiama Carlo Rossi.
Io li avevo conosciuti perché avevo suonato a un concerto del primo maggio a Torino in Piazza San Carlo con un gruppo, si chiamava Offals, che poi Offals senza la esse vuol dire "frattaglie", e i Knock Out avevano suonato dopo le frattaglie.
Pensarci adesso, Frattaglie sarebbe stato un nome molto più bello di Offals, ma non stiamo qui a darci la zappa sui piedi per scelte di vent'anni fa.
Ad ogni modo gli Offals erano l'embrione di quella band che poi diversi anni dopo si sarebbe chiamata WAH Companion. Sempre io, e un batterista che si chiama Kasko.
Mi ricordo prima ancora del soundcheck, c'era questo chitarrista  sul palco, seduto su un ampli, aveva i capelli lunghi e la coda, faceva delle cose impressionanti mentre aspettava, avrà suonato in tre minuti tutte le note che avevo suonato io da quando mi avevano regalato la mia prima chitarra fino a quel momento lì. E io ero ragazzino, mi piacevano quelle cose, e poi andavano ancora di moda.
La differenza tra Ludovico e gli altri era stata per me abbastanza evidente già allora, molti degli altri chitarristi metallari un po' scimmiottavano il virtuosismo americano in maniera goffa e imprecisa, Ludovico no, Ludovico suonava come uno di loro punto e basta, o almeno questa era l'impressione che mi aveva dato da ragazzino.
La moda del momento prevedeva dei discutibili fraseggi che racchiudessero l'esecuzione contemporanea di tutte le tecniche più avanzate, tipo sestine di trentaduesimi con tapping, slide, armonici artificiali, pull-off, hammer-on, whammy bar, string skipping, speed picking, alternate picking, wide vibrato.
Oppure raking, palm muting, harmonics, slide, trillo, soft vibrato, two fingers tapping, rolling, mano destra sul manico in prima posizione e mano sinistra tra settimo e dodicesimo, fino ad arrivare all'uso dei denti di hendrixiana memoria, e perché no, al più moderno trapano elettrico come generatore di rumore alla Van Halen, e per i più arditi ancora, il gran finale: plettro incastonato nella punta del Black & Decker ad imitare la cascata di note della scuola Paul Gilbert.
Paul Gilbert, apro e chiudo una parentesi, sappiate che è rinsavito, e fornisce le più sobrie e piacevoli lezioni di chitarra hard rock che si possano trovare online.
Detto questo, il gioco era mescolare tutte queste tecniche senza un minimo di senso ma riuscire ad eseguirle alla velocità della luce. Anzi no, era lenta, la luce.

Parliamo però di venti anni fa, Ludovico mi era piaciuto e il disco dei Knock Out lo avevo divorato, pieno com'era di citazioni di Steve Vai, David Lee Roth, Mr. Big e Van Halen. Qualche anno dopo avevo anche organizzato ai Knock Out un concerto nella mia scuola, credo insieme al mio compagno Massimo Gnone.
Poi da un giorno all'altro Ludovico era diventato dimostratore italiano della Parker, una chitarra talmente priva di anima da fare ribrezzo pure a me, che anima non avevo.
Poi era diventato dimostratore europeo della Parker.
Poi si era trasferito non lo so dove, forse in Spagna. Poi dopo ancora era finito a fare dei concerti enormi in Sud America con non so quale cantante, che se cercate su YouTube Ludovico Vagnone guitar solo, vedete quegli stadi pieni come li riempiono lì in Sud America, e lui che suona da solo davanti a  centomila persone.
Ma torniamo un po' indietro, a quando lì a Torino non giravano più molte notizie su Ludovico, che era in giro a fare il dimostratore della Parker.
A un certo punto, sembra che non c'entri nulla, invece poi alla fine c'entra, a un certo punto era uscito un pezzo in quegli anni lì, si chiamava Aserejé, di un gruppo di ragazze si chiamava Las Ketchup, e faceva più o meno così:
Aserejé ja de jé de jebe Tu de jebere sebiunouba Majabi an de bugui an de buididipi

Ecco, quella lì.
E divenne un tormentone. Quell'anno lì non c'era stato verso di sentire altro, se non Aserejé ja de jé de jebe Tu de jebere sebiunouba Majabi an de bugui an de buididipi

A un certo punto, a Torino giunse una voce, che quel brano l'avesse prodotto Ludovico Vagnone.
E lì insomma è stata dura.
Dopo un primo periodo di incredulità, tutti gli indizi e tutte le versioni confermavano questa cosa, in effetti Ludovico era andato via dall'italia metallaro, e c'era rientrato dalla finestra, anzi dalla radio, con un un brano che faceva Aserejé ja de jé de jebe Tu de jebere sebiunouba Majabi an de bugui an de buididipi.
Per tutti noi che ancora cercavamo di capire come Nuno Bettencourt avesse settato il delay per suonare Flight of the Wounded Bumble Bee in centoventottesimi, fu un brutto colpo sapere che Ludovico Vagnone aveva prodotto Aserejé ja de jé de jebe Tu de jebere sebiunouba Majabi an de bugui an de buididipi.
Era la fine di un'epoca. Anche quelli bravi, anche quelli veri, anche quelli bravi e veri che scappavano fuori per farcela, rientravano dalla finestra con la chitarra appesa al chiodo, e al suo posto la capacità di arrangiare un brano di dance latina. L'avverarsi del peggiore incubo insomma.
La fine di un sogno e l'avverarsi di un incubo al tempo stesso.

E non posso non trovare delle analogie con me che me ne vado dall'Italia per aprire un'etichetta in Belgio, dopo che per vent'anni tutti in Italia mi hanno detto quanto sono bravo, e io di sentirmelo dire, mi sono  francamente anche un po' rotto i coglioni, che tanto non succede mai niente.

Ecco, tutto questo in realtà, io ho raccontato tutto questo solo perché  mi serviva come preambolo.
Quello che volevo dire era un'altra cosa.

Ti ricordi di Ru? Ma si dai, quello lì degli Africa Unite… Quello lì che aveva poi la WAH Companion, che avevano fatto Kir Royale quel video con la tipetta giapponese… Ma si dai, quello lì che aveva anche fatto qualcosa con Battiato, non ho mai capito se era vero o no. Che poi alla fine aveva fatto lo studio aveva prodotto Betzy… ma si dai, quello che aveva quella testata Hiwatt con la cassa VHT… quello blues dai cazzo, che prima aveva i capelli lunghi, adesso è un po' pelato, che suonava sempre con la camicia abbottonata… quello col tatuaggio in stampatello HAVE FUN sul braccio…
- Aaaaah si si, ho capito.
- Ecco. Sai tutte le cose alternative che ha fatto, adesso abita in Belgio, sai cosa ha prodotto?
- No, cosa ha prodotto?
- Ha prodotto il Tacatà.
- No!
- Sì. Atacabrò!
Dale mamasita con tu tacatà

Dale mamasita tacatà
Dale mamasita con tu tacatà

Dale mamasita tacatà 









lunedì 24 settembre 2012

Beh, è un bellissimo localino, Bob!


Diciamo le cose come stanno.
Sono tornato a Bruxelles da poche ore, sono passato a fare quattro parole con Bob al suo ristorante, e ora sono a lavorare col portatile in un bar vicino a casa, perché questo bar ha il wi-fi (ui-fi, come pronunciano loro). Man mano che arrivano i gestori, salutano tutti, vengono da me al mio tavolino mi danno la mano, mi chiedono come va.
Pomaretto, Pinerolo, Torino, sono 36 anni che vado negli stessi posti, se tolgo gli amici, tipo che ne so, Tintu dell'Italia o Tati dei Murazzi, gli altri gestori dopo 36 anni ancora mi guardano come un marziano, e quando ho fortuna, se c'è il sole e tutto il resto, ogni tanto sai cosa mi dicono?
Ciau.
Così mi dicono, quando mi va di lusso. Ciau.
Posti che magari uno ci va anche tutti i giorni da una vita.
Qua in questo bar arrivano i gestori, che sono tre o quattro gestori che servono anche e fanno tutto, arrivano baciano tutti. Baciano tutti i clienti. A me, che non si fidano ancora molto, e neppure io, ci diamo la mano, ci chiediamo come va, cosa abbiamo fatto di bello ieri, ci diamo delle pacche sulle spalle.
Che se uno va in un posto, ci passa del tempo, vive comunque dei momenti insieme ad altri, in un contesto ben preciso. Ci sono delle sedie, dei tavoli, dei muri, delle musiche, delle cose da bere, ci sono delle persone, dei discorsi. E uno il suo posto un po' se lo sceglie. Insomma uno ha anche l'impressione di essere un po' parte del bar, della piazza, della città. Del Belgio. Uno alla fine dopo pochi mesi si sente anche un po' belga.

Pomaretto, Pinerolo, Torino, Ciau mi dicono. Quando va di lusso.
C'ho questa sensazione qui in Italia delle volte, quando entro in un posto, metti anche magari che ci entro per la ventesima volta in un mese, c'ho questa sensazione qui io entro in un posto mi sembra di essere un portafoglio, anziché una persona.
Due settimane fa a Pinerolo c'era la festa dell'artigianato, che a Pinerolo è la festa più importante dell'anno, c'era gente ovunque, non ci si muoveva, poi quella sera lì suonavano anche gli Africa Unite gratis in piazza, ho suonato qualche pezzo come ai vecchi tempi, poi dopo il concerto siamo andati in una birreria, Due piccole, abbiamo chiesto io e Andrea Pollone.
Ecco, quella volta lì ad esempio, non solo mi è sembrato di essere un portafoglio, mi è sembrato pure di rompere i coglioni.
Un portafoglio, ma che però rompe pure i coglioni.
Adesso sono qua a Bruxelles, in un locale che conosco appena, io non mi sono mai sentito né un portafoglio, né un rompicoglioni.
Ecco volevo dire solo questo.

venerdì 14 settembre 2012

Tutti i miei sbagli

Delle volte mi viene da pensare che alcuni degli sbagli più grossi della mia vita io ho fatto bene a farli, e che se potessi tornare indietro, sbaglierei ancora, e sbaglierei ancora più convinto di prima.
E lo so che adesso qualcuno starà pensando una certa cosa, e invece non mi riferisco a quella cosa lì, mi riferisco a delle altre cose ben più lontane, e anche più sbagliate.
In mezzo agli sbagli più grossi della mia vita ce n'è uno in particolare, quello sbaglio lì a cui sto pensando adesso io, è stato davvero uno sbaglio eclatante, ho proprio sbagliato in pieno, con quello sbaglio lì. Eppure a ripensarci, in quello sbaglio mi ci ritrovo.
Che delle volte basta una parola, un colore, un oggetto, mi viene da pensare che quello sbaglio lì mi è costato molto caro, eppure non avrei davvero potuto fare diversamente.
Quella volta lì sbagliare, era proprio nel mio dna, non avrei potuto fare altro.
Insomma è stato uno sbaglio necessario.
Uno sbaglione, ma necessario.

giovedì 6 settembre 2012

Marlene Kuntz VS Ivan Graziani

Ringrazio il mio amico Simone Squillario per avermi fatto conoscere questa versione.
E come dice lui, "Bravi Marlene".
L'unica cosa che me le fa un po' girare, un anno o due fa questo era un brano che volevo suonare dal vivo con la WAH Companion, perché mi è sempre piaciuto e perché magari poteva pure venirci bene.
Poi mi sono ritrovato per l'ennesima volta da solo ad aspettare non so bene chi né cosa, a un certo punto mi sono rotto e sono partito per il Belgio, arrivederci e grazie.
Comunque, di meglio, onestamente, non avremmo potuto fare.
Dico solo che mi sarebbe piaciuto cimentarmi, e cimentarmi prima.
Bravi Marlene.
Brava anche lei. Bravissima, oserei dire.
La più brava di tutti.

martedì 4 settembre 2012

Il Pulcino Pio, il cretino pio

Giuro di prendermi la responsabilità, tutta la responsabilità, nient'altro che la responsabilità.

Volete sapere se mi vergogno?
Sì. Tantissimo.




In radio c'è un cretino, in radio c'è un cretino
e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è una cretina, in radio c'è una cretina

e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio... 

In radio c'è anche un piciu, in radio c'è anche un piciu

e il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un bocchino, in radio c'è un bocchino

e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò

e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un coglione, in radio c'è un coglione

e il coglione tru e il bocchino glu glu glu e il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è anche un cazzo, in radio c'è anche un cazzo

e il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è anche un infame, in radio c'è anche un infame

e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è una troia, in radio c'è una troia

e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è un pisello, in radio c'è un pisello

e il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è una vacca, in radio c'è una vacca

e la vacca moo, il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è anche un culo, in radio c'è anche un culo

e il culo muu e la vacca moo il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un salvatore, in radio c'è un salvatore

e il salvatore bruum, il salvatore bruum, il salvatore bruum

e il cretino…..(squeck) .....oh oh.....

Nataly Dawn - la donna che non sbaglia un colpo

Io non ho più parole. Lei e il suo Jack Conte.

domenica 2 settembre 2012

Il cretino pio

In radio c'è un cretino, in radio c'è un cretino
e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è una cretina, in radio c'è una cretina

e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio, e il cretino pio... 

In radio c'è anche un piciu, in radio c'è anche un piciu

e il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un bocchino, in radio c'è un bocchino

e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò

e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un coglione, in radio c'è un coglione

e il coglione tru e il bocchino glu glu glu e il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è anche un cazzo, in radio c'è anche un cazzo

e il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è anche un infame, in radio c'è anche un infame

e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è una troia, in radio c'è una troia

e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...

In radio c'è un pisello, in radio c'è un pisello

e il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è una vacca, in radio c'è una vacca

e la vacca moo, il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è anche un culo, in radio c'è anche un culo

e il culo muu e la vacca moo il pisello bee e la troia meee e l'infame bau bau, il cazzo miao, il coglione tru e il bocchino glu glu glu, il piciu corococò e la cretina cò
e il cretino pio, e il cretino pio...
In radio c'è un salvatore, in radio c'è un salvatore

e il salvatore bruum, il salvatore bruum, il salvatore bruum

e il cretino…..(squeck) .....oh oh.....

venerdì 31 agosto 2012

lunedì 20 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 10

Promossi:
Claire Denamur

Non ditemi che degli altri artisti avevo messo il video, è promossa punto e basta.

Bocciati:
Bocciati ce ne sono, ma per questioni che non sto a spiegarvi non posso fare nomi.

sabato 18 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 8

Promossi:
Shaka Ponk
Un pop mix impressionante. Un linguaggio zapping che trita dagli Eiffel 65 ai Nine Inch Nails, dai Rammstein a Kylie Minogue, dai Bloody Beetroots agli FFF.
Ma lo sai quando mi hanno conquistato?
Quando tra un pezzo e l'altro, il cantante ha detto:
I'm the man with the power, among the living follow me or die!

Io alzo le braccia al cielo e grido come un pazzo, poi mi guardo attorno, ventimila persone ferme e mute. L'ho capita solo io.
Chi coglie la citazione mi faccia un fischio.
Non che mi piacciano tutti gli elementi, intendiamoci. C'è anche della merda. Ma siamo nel 2012, inutile fingere che la merda non abbia dominato la scena musicale degli ultimi 30 anni.
La merda fa parte di noi, che lo si voglia o no.





Bocciati:
Mathilde Renault
Brava e bravi musicisti eh. Ma fatemi uscire dal tendone che mi bevo una birra.

venerdì 17 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 7

Promossi:
Alborosie
Anche ieri un sacco di gente col braccialetto giallo, Day7.
Apposta per il reggae, insomma.


Bocciati:
Il chitarrista di Alborosie.
Mia nonna diceva: "E' l'invidia che ti fa parlare, perché sei stitico e non puoi cagare"
Eh. Sarà pure l'invidia, però che due maroni quel chitarrista lì.
Lavorasse al catasto proverebbe più emozioni.

giovedì 16 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 6

Promossi:
Kiss and Drive
Non posso che dirmi orgoglioso di averli appena ospitati al nostro Lady Lovely No Land Fest in Italia, di essere stato con loro sul palco, e di avere acquistato il giocatore Raphael Dodemont anche per la squadra di Betzy.
Per quanto mi riguarda, i Kiss and Drive hanno lo spettacolo più emozionante che io abbia visto negli ultimi 6 o 7 anni. Bravissimi, ironici, delicati ma con la scorta di energia per quando serve.


Bocciati:
Non lo so. Sono talmente al verde che pur di scroccare un pasto caldo al catering del BSF sono stato due ore a parlare col manager di K'n'D, non sapevo più cosa dirgli.

mercoledì 15 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 5

Promossi:
Driving Dead Girl (ad oggi i migliori del festival)





Bocciati:
I giovani Elvis Black Stars.
Tanto merchandise e poco arrosto. As usual.

martedì 14 agosto 2012

Brussells Summer Festival - Day 4

Promossi /

Bocciati /

Dico sempre che la musica mi piace tutta, ora invece so cosa non voglio fare nella vita.
Non voglio suonare in una tribute band dei Rammstein.
Anche se ha il banchetto del merchandise e le chitarre col suono figo.
Come si fa, ad avere il banchetto del merchandise di una tribute band?
Io sono sbalordito. Non capisco. Non posso capire.
Che poi i Rammstein, già non ho mai capito i Rammstein, figurati una tribute band dei Rammstein.
Eppure oh, c'era un sacco di gente col braccialetto verde "Day 4".
Quindi sono venuti apposta per le tribute band, pagando un biglietto, e non gli frega un cazzo di Iggy Pop, Bjorn Berge, David Bartholomé o Alborosie.
Prendi e porta a casa.

Il palco piccolo non ci sono andato quindi non mi pronuncio. Peccato, forse Adam Cohen, figlio del più noto Leonard, sarebbe stato interessante. Ma sul palco grande alla stessa ora suonava un amico.
Friendship first.



lunedì 13 agosto 2012

Brussells Summer Festival - Day 3

Promossi:
Iggy Pop and the Stooges (pieni voti)
Quello che non si vede in questo video,  a 2'50'' circa, è Iggy che va da un poliziotto  alle transenne e gli mima di essere un cagnolino, a due centimetri dalla sua faccia.
Fuck the police, we're the fuckin' Stooges!


Madé J. e Kristal (dalla rassegna Brockxselles 58)
Il BSF ha ospitato una giornata rockabilly



Rimandati:
Non si spara sugli emergenti, solo sui big.
Detto questo, non è che basta togliere il basso e fare le pentatoniche  per diventare tutti dei Jack White.

domenica 12 agosto 2012

Brussels Summer Festival - Day 2

Promossi:
David Bartholomé (pieni voti)


Alpha 2.1


Bocciati:
Geike
La cantante degli Hooverphonic in versione solista.
Belle luci. Il resto meglio scappare a vedere David Bartholomé sull'altro palco.

Brussels Summer Festival - Day 1

Promossi:
Bjorn Berge


Bocciati:
John Cale.
Mi dispiace dirlo, lo so che hai fatto la storia del rock marcio e anche di quello intellettuale...
Si ma che due maroni però!

venerdì 10 agosto 2012

Teresa Numa, Monica Vitti, Dacia Maraini e il tzatziki

Monica Vitti: - L'Italia è prorpio fatta a cazzo di cane.
Signora in lutto: - Vergognate! Parlà accusì davanti a un morto!
Monica Vitti: - Ma vergognatevi voi altri. Che siete 'na manica de gran fiji de 'na mignotta.

Dalla mia amica Wikipedia:
"Teresa la ladra è un film del 1973 diretto da Carlo Di Palma.
Tratto dal romanzo Memorie di una ladra, scritto da Dacia Maraini nel 1972."
Fino a un paio di anni fa c'erano altre due cose, che non mangiavo volentieri, oltre alle carote bollite.
Lo yogurt, che mi sembrava sempre acido e mi faceva correre in bagno in due secondi netti, e il cetriolo, che invece mi piaceva ma poi lo ruttavo anche dopo il caffè, e anche dopo il caffè dell'indomani.
Adesso invece sono un paio d'anni che ci vado pazzo, sia per lo yogurt che per il cetriolo. Poi se vi interessa vi rassicuro, non devo più ruttare né correre in bagno. Non so come mai, ma tanto meglio così.
L'apoteosi è stata ieri, che sono riuscito a preparare un tzatziki quasi perfetto.
Prendendo ancora in prestito dalla mia amica Wiki:
Lo tzatziki (in greco τζατζίκι, in bulgaro снежанка e in armeno cacık) è un tipo di antipasto grecobulgaro e armeno usato anche come salsa o contorno.
Descrizione
La base comune a tutte le principali tradizioni viene preparata con yogurt, generalmente di pecora o di capracetrioli, in forma di purea o finemente spezzettati, agliosale e olio d'oliva.
Io questo tzatziki l'ho scoperto solo un mese fa, che in Grecia non ci sono mai stato, l'ho scoperto in Liguria. Pensa te i casi della vita, un piemontese parte da Bruxelles per scoprire una salsa greca in Liguria. Adesso che lo conosco poi, mi sembra che fossi solo io a non conoscerlo, questo tzatziki, vedo solo gente che mangia tzatziki, gente che prepara tzatziki, gente che compra tzatziki, tutti che parlano di tzatziki, adesso almeno so cosa dire, durante queste conversazioni sul tzatziki, almeno adesso posso dire  delle cose tipo Ah si, il tzatziki!
Prima invece non sapevo cosa dire, quando si parlava di tzatziki, e adesso con le olimpiadi ancora peggio, che io non ci capisco niente neppure di quelle, Tzatziki sarebbe diventata una parola  che mi sarei fatto di sicuro delle brutte figure, adesso con le olimpiadi.
Tipo a cena da amici.
- Hai visto il tzatziki?
- Eh ho visto, potevo rispondere, Va veloce da dio!

Per tornare a noi, alla fine per me Monica Vitti è un po' come il tzatziki, una volta non la sopportavo, mi ricordo quando ero bambino ai miei genitori piaceva un sacco, io non la potevo vedere, non la digerivo.
Sempre a fare 'ste scene in cui si prende le botte sulla spiaggia, sempre con quella voce rotta, e io non capivo se a vederla avrebbe dovuto farmi ridere o farmi piangere. Mi innervosiva e basta.
Sophia Loren, Sophia Loren la capivo anche da bambino. La scena dello spogliarello di "Ieri, oggi, domani" con Marcello Mastroianni sul letto che la guarda, non si può non capire, è uno spogliarello, e lei è una bella topa, c'è poco da capire.
Monica Vitti invece, sempre che piagneva, che se pijava 'e botte, 'na donna distrutta, sventurata, e che due coglioni!
Ma adesso, cosa posso dire adesso?
Va bene dai. Mi sono innamorato anche del tzatziki.


mercoledì 8 agosto 2012

giovedì 12 luglio 2012

The Call Of Ktulu dei Metallica, cento anni dopo


Mi ricordo uno più - uno meno avrò avuto tredici anni, avevo appena conosciuto Davide De Michelis.
Davide era un ragazzo di Roma, ormai sarà un uomo di Roma, era metallarissimo con cento toppe e i capelli lunghi fino a metà schiena, muscoloso, bellissimo, sembrava la versione metal di Conan il barbaro, beveva anche della birra in lattina.
Mi conquistò in tre secondi, io avrei voluto essere come lui, con la mascella ben pronunciata, le collane, le borchie e il giubbostto di jeans senza maniche.
Era più grande di me di qualche anno, ma a quell'età tra tredici e sedici c'è un abisso. Per me non dico fosse Dio, ma ci si avvicinava.
Arrivammo prestissimo a parlare dei Metallica.
Lui "Metallica"
Io: "Ride the lightning"
Lui: "secondo album"
Io: "1984"
Lui: "the call of Ktulu"
Io: "ultima del lato B"
Lui: "8 minuti e 35"
Io: "8 minuti e 52"
Lui: "8 minuti e 35"
Io: "No. 8 minuti e 52"

Niente, volevo solo dire, a distanza di venti venticinque anni, erano 8 minuti e 52.


martedì 10 luglio 2012

Mi ricordo nel 2001

Mi ricordo nel 2001, avevamo registrato "Anomalie domestiche" della WAH Companion, era stato un parto.
Le grafiche le aveva fatte un mio amico, che è ancora mio amico adesso, si chiama Mauro Simolo.
Avevamo passato interi pomeriggi e intere notti a fare questo booklet del CD della WAH Companion cercando i font giusti, assemblando un intero progetto fotografico, applicando filtri.
Questo in tempi in cui usare Photoshop non dico fosse strano, ma neppure proprio all'ordine del giorno come oggi.
Alla fine andava tutto bene, facciamo la prova di stampa funzionava tutto.

Saranno state le tre di notte, dovevamo consegnare il giorno dopo, dovevo portare i files allo stampatore, che mica si usava fare l'upload, che si andava ancora a 46kbps, figurati fare l'upload di dieci pagine di booklet alta risoluzione, non si usava mica.
Allora alla fine era tutto a posto, ritagliamo l'ultima prova di stampa, la pieghiamo, la infiliamo nel jewel case, che come ci insegna Wikipedia il jewel case "è l'involucro standard più diffuso per i compact disc, sin dal loro esordio sul mercato", la infiliamo nel jewel case, lo guardiamo, era stupendo.

"Fatta?", gli chiedo.
"Fatta", mi risponde Mauro.
Allora poi lui salva i file, me li mette su CD, spegne il computer, che spegnere un computer con Photoshop nel 2001 ci volevano dodici tredici minuti solo per spegnerlo, in quei dodici tredici minuti lui tira giù le serrande dell'ufficio, svuota il cestino della carta, fa la pipì, delle cose così insomma.
Io avevo il CD in mano, mi sembrava bellissimo, lo guardavo e riguardavo, a un certo punto guardo il dorso, c'era scritto "WAH Comapnion".
Così c'era scritto, "WAH Comapnion"


sabato 7 luglio 2012

Il sesso spiegato ai carabinieri

Io non lo so perché, ma questa mattina mi sono svegliato, a colazione mi è venuto in mente un ricordo ben preciso.
Che poi, colazione, colazione è un'altra cosa. Colazione è quando ti siedi c'è della frutta, dei cereali, del latte, del tè, del caffè, dei toast, del pane, del burro, della marmellata, della torta, dei biscotti, ecco, quella lì è una colazione, oggi ero in piedi in mutande e maglietta a mangiare dei grissini intinti nel miele.
Ad ogni modo ero lì in mutande che mangiavo un grissino intinto nel miele, mi è venuta in mente quella volta di cento anni fa che ero andato a trovare la mia fidanzata. Che cento anni fa la mia fidanzata non era la stessa fidanzata di adesso, infatti sono anche un po' imbarazzo, parlare delle mie ex fidanzate, che il mio blog mi sa che il papà della mia fidanzata di adesso, mi sa che il lui il mio blog lo legge, non è mica molto carina questa cosa che lui poi si ritrova a leggere delle cose che scrivo io sulle mi ex fidanzate, che lui è il papà della mia fidanzata di adesso. Però l'unica cosa che mi viene in mente a riguardo che potrei dire, citando una mia ex fidanzata, fortunatamente la stessa di cui stavo per parlare e non un'altra, che sarebbe stato ancora più brutto, a me l'unica cosa che mi viene da dire riguardo a questa cosa, che a me pare brutto che il papà della mia fidanzata di adesso possa leggere sul mio blog dei post che riguardano le mie fidanzate di prima, l'unica cosa che mi viene da dire è "Eh, oh."
Quindici righe, mi sono già perso.
Insomma una volta, cento anni fa ero andato a trovare la mia fidanzata, non so se avevo suonato io in un locale o se eravamo andati a sentire un concerto, eravamo in macchina, la sua, che io non ho la patente figurati la macchina, alla fine abbiamo bevuto qualcosa in questo locale, poi con la sua macchina dovevamo tornare a dormire a casa dei suoi. Casa dei suoi, i suoi era della gente un po' per bene, certe cose non si potevano fare dentro casa, allora certe faccende era meglio sbrigarle prima di rientrare. Invece casa mia, ad esempio, i miei sono sempre stati dei poco di buono si poteva fare tutto a casa tra delle lenzuola pulite, pensa un po' che poco di buono che erano i miei.
Allora usciamo dal locale, avevamo anche un po' bevuto, dovevamo fare un pezzo vicino all'autostrada, c'è presa una voglia che non si poteva capire, siamo finiti in una via piccolina senza luci che costeggiava l'autostrada, era una via sterrata c'era tutto buio. Poi a un certo punto la via girava a destra perché davanti c'era una rete che divideva da un'altra autostrada, o uno svincolo, o una statale, insomma non lo so, c'era una rete di quelle verdi a rombi. Allora noi c'era presa una voglia che non si poteva capire, siamo scesi dalla macchina, che a me già non piace la macchina di per sé, figurati fare delle cose in macchina, allora siamo scesi.

Adesso senza entrare troppo nei particolari che questo blog ha pochissimi lettori, tra quei pochissimi dimmi te se devono esserci anche i miei genitori e i genitori della mia fidanzata, senza entrare nei particolari, lei spegne la macchina, davanti a noi c'era la rete, cosa vuoi fare, abbiamo usato la rete. Lei guardava le macchine che passavano, io lavoravo.
Dopo un po' che lei guardava le macchine che passavano e io lavoravo, un po' il rumore dell'autostrada, un po' le birre, un po' che stavamo lavorando, non ci siamo accorti, a un certo punto prima era buio, dopo si accende un faro proprio su di noi.

Ora io non vorrei fare leva sull'aspetto erotico o morboso, vorrei fare leva sull'aspetto tragicomico. Ricapitoliamo, eravamo in una stradina buia, lei aggrappata alla rete che guardava le macchine, io dietro di lei con le chiappe al vento, e dietro le mie chiappe una macchina dei carabinieri che ci puntava il faro quello che hanno sul tetto, quello per le operazioni notturne, per le rapine, per i sequestri. Che io già sono bianco, figurati un faro puntato sulle chiappe, non erano due chiappe, erano due alogene.
Dopo un paio di secondi che io ero lì tutto illuminato, a quel punto non lavoravo più, mi ero messo in pausa, sono stato fermo immobile, come quegli animali che se li illumini per strada di notte anziché scappare rimangono pietrificati chissà cosa pensano, ecco, io ho fatto così.
La macchina fa ancora qualche metro, a un certo punto uno di questi scende dalla macchina e si avvicina, e lì ho capito che la tecnica dell'immobilità non avrebbe portato da nessuna parte e ci siamo ricomposti, per quanto possa ricomporsi davanti a un faro, nel tempo di cinque passi, uno che fino a un attimo prima stava lavorando.
Insomma arriva questo carabiniere, che noi fino a trenta secondi prima eravamo a lavorare aggrappati alla rete con le chiappe di fuori, arriva il carabiniere in controluce, quindi non arriva un carabiniere, arriva una sagoma di carabiniere, noi ancora tutti un po' scomposti, la sagoma arriva e ci fa:

"Cosa stavate facendo?"
Così ci ha chiesto, "Cosa stavate facendo?"




Ecco, il post è finito qua, se adesso anche voi volete partecipare al giochino e spiegare alla sagoma di carabiniere cosa stavamo facendo, prego, lo spazio è a vostra disposizione.

giovedì 5 luglio 2012

Nuovo video per i torinesi DotVibes

Ti piace il reggae nostrano?
Beccati questo!
Quattro piacevoli minuti di levare made in Torino.



Ne volete ancora?
La band è generosa, cliccate QUI per andare sul sito ufficiale e scaricare il singolo gratuitamente.
...
E poi come si dice?

...Graaazie. Ecco come si dice, si dice Graaazie.

venerdì 29 giugno 2012

L'insostenibile leggerezza culinaria dell'essere

C'è questo mio amico abita ad Antwerpen da un paio di anni, Antwerpen sarebbe Anversa, in olandese.
Antwerpen, dice Wikipedia, è una città di 472.071 abitanti del Belgio settentrionale, la più importante nella regione delle Fiandre, io ci sono stato una sola volta mi è sembrato un posto molto bello, che uno potrebbe anche abitarci, non fosse per quella lingua discutibile che sarebbe appunto l'olandese, che nelle fiandre parlano l'olandese, anzi per la precisione parlano olandese ma loro non lo chiamano olandese, lo chiamano fiammingo.
Infatti, lo dice anche WikipediaPur con alcune caratteristiche proprie, soprattutto sul piano lessicale, è (il fiammingo) in tutto e per tutto uguale alla variante settentrionale parlata nei Paesi Bassi e comunemente nota come olandese.
Insomma questo mio amico che è italiano abita ad Antwerpen da un paio di anni, ha trovato un lavoro serio in un ufficio serio, un lavoro che lo fa lavorare molto ma che alla fine della fiera gli piace anche, poi la cosa bella, a fine mese dopo che ha lavorato gli danno sempre dei soldi, che per noi questa cosa è ormai una cosa a cui non siamo più abituati, sembra una cosa sbalorditiva, lui lavora, dopo alla fine gli danno dei soldi.

Comunque non volevo dire questo, volevo dire invece che questo mio amico non è che sia propriamente un cuoco, l'altro giorno, cinque o sei giorni fa io ero su Skype, mi scrive su Skype dopo sei sette mesi che non ci vediamo, Ho dei falafel in frigo scaduti da una settimana, mi chiede, sono ancora buoni?
Sono buoni, gli rispondo io. Se non sono buoni te ne accorgi da solo, che faranno una puzza di falafel che non suono più buoni, che non so esattamente come sia, ma te ne accorgi.
Mi faccio un'insalata, mi scrive lui, e poi basta, non ci siamo neppure salutati la conversazione è rimasta lì così mezza per aria.
Ieri, che nel frattempo era passata un'altra settimana, questo mio amico che è italiano abita ad Antwerpen da un paio di anni, ha trovato un lavoro serio in un ufficio serio, mi scrive su Skype come se la conversazione non fosse mica rimasta lì così mezza per aria una settimana, mi scrive Oggi a lavoro era il compleanno di Gavin, ognuno ha portato qualcosa abbiamo mangiato sul terrazzo.
Bene, gli dico, e tu cosa hai portato?
Mi fa Ho portato i falafel.







giovedì 28 giugno 2012

La mia emozione per un numero



Interessantissima questa immagine, grazie, direte voi.
Interessantissima si, almeno per me.
E dovrebbe esserlo anche per voi.
Perché quell' Uno lì che vedete a destra, quel numero 1,  lo sapete cos'è?

E' una cosa cosa importante.
Io mi sono emozionato.

Me l'avessero detto quando ascoltavo Kill 'em all a tutto volume, che mi sarei emozionato per un numero. E basso, per giunta.
Signore e signori, questa è la prima convalida online di un lavoro dell'etichetta emancipata Lady Lovely in territorio belga.
Si insomma uno da Bruxelles organizza una cosa, prende dei musicisti dall'Italia e dal Belgio, va a suonare a Parigi. E' Parigi il committente, per capirci.

E poi?
E poi nulla, da quando ai belgi gli mandi l'accordo firmato dal committente in due giorni hai il budget disponibile. In regola.
Che poi, budget è una parola grossa, sono quattro soldi di un concerto delle balle, ma è proprio questo il punto.
E' proprio di quei quattro soldi che hanno bisogno quegli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo di cui parlavo ieri, per continuare a fare le cose in cui credono. Tipo dei concerti, o dei dischi, o delle mostre.
E quindi nulla, così è la vita, un po' per scelta un po' no, l'etichetta emancipata Lady Lovely in Italia era sempre e solo esistita nell'immaginario, nel senso che legalmente, pur avendo incontrato consulenti del lavoro, avvocati, e associazioni, non aveva trovato una collocazione adatta.
Da oggi invece Lady Lovely esiste anche legalmente, ed è una Activité, così la chiamano loro, Activité.
Ora, io da questa cosa non mi aspetto una svolta. Questo non farà di noi la nuova Sub Pop.
Ma se non altro, la prossima volta che avremo da pagare un ufficio stampa, potremo farlo dimostrando di avere avuto delle spese.
Ecco perché quell'Uno lì a destra è così importante.
Eppoi ci piace, il fatto di essere europei, e di fare le cose un po' la e un po' qua.



Con l'augurio che Lady Lovely possa farvi compagnia per molto tempo.

mercoledì 27 giugno 2012

La distinzione tra arte e patate

Questo post è difficilissimo da scrivere.
Uno perché non voglio attirarmi delle antipatie, due perché ho una fretta dell'ostia, e non è che posso stare a pensarci due ore oggi, a come scrivere questa cosa senza attirarmi delle antipatie.

Forse sapete, e se non lo sapete ve lo dico io adesso, che io sono italiano ma da qualche mese ormai abito in Belgio.
E forse sapete anche, e se non lo sapete ve lo dico io adesso pure questo, che io più o meno faccio delle cose che di solito fanno gli artisti. Non che io sia un artista, quelli sono degli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo, mangiapane a tradimento, no no, mica sono un artista, però insomma faccio delle cose da artista, suono, pubblico dei dischi, scrivo, c'è stato addirittura un tempo in cui dipingevo, mi occupo di cose così insomma, cose che in buona sostanza non servono a un cazzo.
Ecco, a me viene da pensare I colleghi della mia fidanzata, che abita in Belgio pure lei e quindi i suoi colleghi sono dei belgi, e non sono degli artisti, o meglio lo sono in un certo senso ma non fanno delle cose da artisti, insomma non sono degli esseri spregevoli, inconcludenti, disorganizzati, senza un euro in tasca, buoni a nulla perditempo, mangiapane a tradimento, insomma sono degli architetti, ecco loro, i colleghi della mia fidanzata, anche se non sono dei professionisti della musica sono sempre molto interessati, E dove suoni la prossima volta? mi chiedono, E quanto prendi a lezione? mi chiedono, E dove posso trovare i tuoi dischi? mi chiedono, e mi chiedono anche delle altre cose tutte di questo tipo qua.
Sempre lo stesso pensiero, quando vedo dei colleghi dell'amico che mi ha ospitato per dei mesi, Suoni? mi chiedono, allora ti mando mio figlio a lezione, oppure Suoni? mi chiedono, allora dovresti provare ad andare al Botanique che è molto bello.
Insomma tutte delle cose così che io le trovo molto belle ma non è che mi sembrino poi così speciali, al contrario, sono tutte delle cose che a me quando me le chiedono mi sembrano delle cose normalissime.
Poi in parallelo, mando la newsletter della mia etichetta Lady Lovely, che è l'etichetta con cui pubblico dei dischi di artisti italiani e stranieri, gli unici che si sono cancellati dalla mailing list l'ultima volta, l'ho visto dagli strumenti di analisi, sono due musicisti professionisti di Torino, la città in cui ho vissuto 35 anni.
Oltre a questo, poi devo prorpio andare, oltre a questo sono iscritto a un Gruppo su Facebook dove ci sono solo degli italiani a Bruxelles, che è un gruppo in cui si possono scambiare delle informazioni utili e delle curiosità, per tutti gli italiani che ora stanno a Bruxelles, così, per vedersi un po' e darsi un po' una mano.
Ad esempio su quel gruppo lì ho postato un video di Betzy, uno degli artisti della nostra etichetta, un video con una musica bellissima registrata a Bruxelles insieme a un musicista belga, ci siamo io e Betzy che camminiamo per le vie di Bruxelles, e di Bruges, e di Parigi, e beviamo delle birre, e suoniamo, Vediamo se riconoscete questi posi, ho chiesto, che siamo un'etichetta musicale indipendente italiana, ma facciamo anche delle cose in Belgio.
Non mi ha risposto nessuno.
Nessuno vuol dire nessuno, nemmeno uno.

C'è un Mi piace solo, uno solo, l'ha messo Giacomo Lariccia, che è un musicista italiano a Bruxelles da molti anni.
Allora, visto che il video durava solo un minuto, ed era pure bello, un po' devo ammetterlo, mi sono girati i coglioni.
Poi se hai pazienza e guardi meglio su quel Gruppo su Facebook dove ci sono solo degli italiani a Bruxelles, c'è una ragazza ha scritto, premettendo che il tema era "leggero" tra virgolette, ha scritto Qual'è il vostro parere sulle patatine fritte di Place Jourdan?
Ecco.
Lo sapete, quanti commenti ha quel post?
In quindici giorni eh, mica in due anni.
Volete saperlo?

Lo sapete quanti commenti ha un post sulle patatine fritte di Place Jourdan?
Novantacinque. 
Allora alla fine mi viene anche da pensare, Bruxelles o non Bruxelles, Siamo poi normali, noi italiani?


martedì 26 giugno 2012

Betzy tra Bruxelles e Parigi - La newsletter di lady Lovely


Vuoi ricevere la newsletter dell'etichetta Lady Lovely?

Un saluto a tutti i Lady Lovers che seguono le novelle dell'etichetta emancipata.
Continuiamo con la formula dell'ultima volta, poche cose veloci ma buone.
1- Betzy in viaggio tra Belgio e Francia
Betzy  ha suonato a Parigi il 21 giugno all'inaugurazione di una megastruttura chiamata Cristal.
Musicista aggiunto al consolidato duo Fabio Cussigh / Ru Catania, il polistrumentista belga Raphael Dodemont, conosciuto in quel di Bruxelles per le sue avventure con Kiss & Drive.
Qua sotto, una settimana  di viaggi, progetti, prove e concerto, riassunto in un minuto di video, basta cliccare sull'immagine.


L'audio è la versione strumentale di "don't shit on my rainbow" con cui abbiamo finito il concerto di Parigi, registrata alle prove a Bruxelles.
Potete scaricarla gratuitamente dal Soundcloud di Lady Lovely, cliccando qua sotto:

Ah, non prendete impegni per il 28 luglio. Alla prossima puntata vi spieghiamo il perché.

___________ have F:U:N: