lunedì 4 giugno 2012

Il pessimo marketing dei rivoluzionari

Bruxelles.
Qualche mese fa, dopo avere accompagnato mia moglie al lavoro, mi sono imbattuto in una libreria rivoluzionaria. Chiusa.
In che senso, scusa, Libreria Rivoluzionaria?
Nel senso ho poi scoperto essere gestita proprio dal collettivo Aurora del Blocco Marxista Leninista di Bruxelles.
Sono rimasto lì fuori a pensare che era bellissima, e che avrei voluto tanto portarci mio padre, oltre a portarci me stesso. Non tanto per le pubblicazioni più ortodosse, ma per tutti quei libercoli vecchi, usati e curiosi come, che ne so, L'illustrazione comunista nei paesi fiamminghi 1934-36, oppure Atti del sesto convegno comunista all'interno della fabbrica di frangipane di Skropflerstauser, 14 aprile 1949.
Questi titoli me li sono inventati, ma avete capito, insomma.
Oltre a tutti questi affascinanti libercoli c'è una selezione di pubblicazioni contemporanee rivoluzionarie, soprattutto di stampo anarchico.
Niente, quella volta la libreria era chiusa, e mi sono detto Ricordati poi solo dov'è che ci torniamo.
Infatti poi sono passato altre cento volte in quella zona a cercarla e non l'ho mai più trovata, la libreria rivoluzionaria Aurora, che il mio cervello ogni tanto non è un cervello, è il classico campo da rugby vuoto di notte con tutte le luci accese e nessuno dentro, anzi si, uno col cappotto seduto sulle scalinate che pensa a tutta la sua vita, l'altro in pantaloncini corti che fa otto giri di campo di corsa, poi fa le scale su e giù due volte, poi altri otto giri di campo, poi ancora le scale, poi si accorge del tipo col cappotto, allora sempre correndo gli si avvicina, si ferma tutto sudato col fiatone e gli fa:
- Lei non dovrebbe essere qui.
Mi ha sentito? E' chiuso. Il campo è chiuso.
Quello col cappotto alza la testa e risponde:
- Come, scusi?
- Ho detto che il campo è chiuso.

E quindi nulla, la libreria non l'avevo più ritrovata, l'ho poi ritrovata la settimana scorsa per puro caso, Sbagliavo poi solo di un isolato, ho pensato.
Ad ogni modo era aperta.
Allora entro, Buongiorno, dico, Buongiorno, mi fa il tipo seduto a una scrivania e sommerso dalle carte e dai libercoli. In francese chiaramente.
Lì ho una sensazione fortissima, e penso Chissà se gli rompo i coglioni.
Posso aiutarvi, mi chiede, No grazie do un'occhiata, rispondo. In francese, chiaramente.
Allora giro, guardo i titoli, ce ne sono davvero di bellissimi, libri vecchi, libri nuovi, libri usati, cartoline, foto, manifesti, manoscritti, disegni, riviste satiriche, vale tutto purché sia rivoluzionario.
Non avevo ancora preso in mano neppure un libro, perché me lo sentivo io che gli stavo rompendo i coglioni, poi vedo un libercolo malconcio, piccolino, tipo Nascondere la verità - come USA e GB hanno manovrato l'opinione pubblica contro l'URSS selezionando e pubblicando i documenti ufficiali dei servizi segreti nazisti tra il 1939 e il 1948.
Questo titolo invece non me lo sono inventato, non era proprio così ma il senso era questo.
Bellissimo, penso, lo regalo a mio padre, e comincio a sfogliarlo. In buona sostanza questo libercolo spiega di come USA e GB avessero richiesto all'URSS di firmare una pubblicazione sul materiale nazista, senza permettere però che una commissione sovietica facesse anch'essa parte del comitato scientifico. Ovvero, gli USA avrebbero scelto, selezionato, tagliato a piacimento cosa pubblicare e cosa no dei comunicati nazisti, chiedendo all'impero sovietico di mettere la firma sulla pubblicazione senza prendere parte alla sua redazione. Chiaramente i sovietici rifiutarono, chiaramente gli americani pubblicarono materiale screditante nei confronti dello stato comunista, e chiaramente quest'ultimo uscì con questa contro-inchiesta, rispolverando tutti quei documenti ufficiali nazisti che gli americani avevano insabbiato, tagliato, eluso, censurato, insomma non pubblicato.
Come ad esempio quella volta che...
- Ce n'est pas une bibliothèque.
- Pardon? Faccio io, che avevo capito benissimo
- Ce n'est pas une bibliotheque!!!!
- Oui, pardon, escususez-moi.

Allora poso il mio libro, Sei proprio un bigotto, penso io, e adesso ti frego.
Vado verso la vetrina, c'erano dei libri che si potevano vedere solo da fuori, poco e male, ma io uno che mi interessava l'avevo visto, anche se da dentro non si vedeva, bisognava sapere cosa chiedere, ecco.
E allora adesso ti faccio vedere che sei un cretino, che i clienti li devi sapere trattare bene, e che non è che se uno non si presenta con la parola d'ordine vuol dire che non capisce un cazzo.
Allora vado lì, lo guardo, e con indifferenza gli faccio, in francese, chiaramente:
- Mi fa vedere il libro su Durruti?
- Pardon? Mi fa lui
- Il libro su Buenaventura Durruti, me lo fa vedere o no?
E lì cambia tutto. Il libraio si alza, mi guarda con gli occhi scintillanti e immensa stima, Ma certo, glielo prendo subito, ecco a lei, è appena uscito. Mi riconosce come uno del branco, so chi era Durruti.
Che poi io di Durruti non è che sappia molto, anzi so fra il poco e il niente, ma intanto ti ho fregato, pirla, che non devi giudicare la gente dallo zainetto.
Alla fine gli dico Bello questo libro, peccato che io non abbia soldi, forse tornerò. Che era, oltretutto, l'assoluta verità.

Tutto questo per dire cosa? Anche se mi fa male, anzi mi fa malissimo, a voler bestemmiare potrei dire che in quanto a marketing, buona educazione e proselitismo, questi e molti altri dovrebbero prendere lezioni da Casa Pound.
E fatela circolare la cultura e le idee, cazzo, siamo nel 2012!
Se sbatti fuori dal negozio uno che si legge tre pagine di Nascondere la verità - come USA e GB hanno manovrato l'opinione pubblica contro l'URSS selezionando e pubblicando i documenti ufficiali dei servizi segreti nazisti tra il 1939 e il 1948, se lo sbatti fuori, allora qual'è il senso di una libreria rivoluzionaria?
Che cosa volete rivoluzionare?
Maledetti bolscevichi.

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