Raphael è un ragazzo belga che abita a Bruxelles e parla francese, l'altro giorno sono andato da lui a fare le prove per il concerto di Betzy, che è un ragazzo italiano che abita a Udine e parla italiano, perché la settimana prossima abbiamo un concerto in una città francese che si chiama Parigi e dove anche lì parlano francese.
Eravamo a casa sua, io e Raphael, abbiamo suonato tutto il pomeriggio, lui il piano elettrico io la chitarra.
A un certo punto, avevamo finito di suonare, gli dico in francese
Oui, j'ai fait le solo, mais je l'ai cravé.
Lui mi guarda strano senza dirmi nulla, mi viene il sospetto di avere detto una cagata, nel dubbio la ripeto, Je l'ai cravé.
Il n'existe pas le verbe craver? gli chiedo.
Non, mi risponde incuriosito.
Bon, j'ai fait le solo me je me suis trompé, ok?
Ah, ok, pas de souci
Poi ci siamo salutati, io ho raccattato le mie baracche e sono uscito da casa sua per tornare a casa mia.
Non faceva neppure troppo brutto ho fatto un pezzo a piedi e mi sono messo a pensare Cos'è che gli hai detto, a Raphael, Je l'ai cravé?
Ma da dove l'hai preso?
Da dove ti è uscito questo verbo, Einstein? Perchè deve esserci un motivo, per forza.
Ah ecco da dove l'hai preso, dal piemontese Cravare!
Che alle elementari e alle medie c'erano sempre più o meno queste conversazioni qua, tipo
L'hai fatto il compito di mate?
E già che l'ho fatto, ma l'ho cravato tutto.
oppure
Ma tu c'eri alla verifica di scienze?
C'ero c'ero, ma l'ho cravata in pieno.
Allora mi è venuto in mente che di fatto a Raphael gli avevo parlato in piemontese, tipo
Ma l'hai poi fatto il solo di chitarra?
E già che l'ho fatto, ma l'ho cravato tutto.
Mi sono messo a ridere, Bravo asino, mi sono detto, sei anni di liceo linguistico ecco a cosa ti sono serviti. Asino! Hai visto cosa sei? Te lo dico io, sei un asino, sei!
Chiarito questo punto fondamentale mi sono detto Ma lui, Raphael, che non è un asino, o almeno non è un asino in francese, nelle altre discipline non possiamo mica saperlo ma tanto qui ora si parla del francese e non delle altre discipline, e mi sono detto, Ma lui, dal suo punto di vista questa cosa come suonava?
Allora c'ho pensato, chissà se esiste qualcosa di simile al mio participio passato Cravé, qualcosa che sia simile come suono. Mi è venuto in mente che la parola francese più simile che io conosca al mio participio passato Cravé, è la parola Crevette, che vuol dire gamberetto.
Cravé, Crevettes.
Quindi più o meno, la mia frase doveva suonare come
Si, l'ho fatto il solo, ma l'ho gamberettato tutto
Guarda, scusa ma ho gamberato il solo.
Lascia perdere il solo, era troppo ingamberettato.
Neanche male dai. I gamberi vanno al contrario, quindi ingamberarsi, o ingamberettarsi, potrebbe voler dire finire a gambe all'aria, ecco.
Anni fa conoscevo un tipo che aveva un blog, scriveva dei post bellissimi, l'unica cosa cominciava bene, poi a metà s'ingamberava, non capivi più dove voleva andare a parare, nei suoi post.
2 commenti:
Poi c'è anche la versione anglosassone di cravare - "to crave" - che sarebbe tipo desiderare ardentemente, anelare ed altre cose di questo genere qui.
Tipo che quando uno smette di farsi le pere poi arriva il "craving", che è quella voglia matta di ricominciare a farsi le pere anche se ormai a livello fisiologico non avresti più bisogno di fartele, le pere.
Sarebbe una roba tipo "looking forward" ma più forte, più determinato.
"I'm looking forward a beer" diceva il camionista australiano nel mio libro di inglese di terza media (Garzanti - 1976).
Proprio in questi giorni, tra l'altro, il povero camionista sta finendo di scontare una pena detentiva di 3 anni e 4 mesi per guida in stato di ubriachezza, perché in tutti questi anni ha continuato a "look forward" 'sta cazzo di birra e, poverino, alla fin fine l'hanno sgamato [dall'inglese "to sgame": cogliere in fragrante; fragrante come un biscotto appena cotto (dal latino bis - cottus, cioè cotto per ben due volte)] dopo che ha investito un gran bel gregge di pecore nei dintorni di un paesino del sud-est della Tasmania.
Ora, detto questo, possiamo ritornare al topic del post.
"Ho cravato l'assolo" avrebbe dovuto essere interpretato, dall'orrido mangiarane/mangiacozze con il quale ti accompagni di recente, più o meno come: "Avrò anche suonato l'assolo così così, però avevo proprio una voglia matta, di suonarlo in quel modo! Ti giuro, non vedevo l'ora, porcocazzo! Del resto, se volevi uno che suonasse l'aria sulla quarta corda in stile rock'n'roll, potevi fare un colpo di telefono ("a shot of telephone") ad Yngwie Malmsteen, invece di venire a scassare i marroni a me, che ho ben altri problemi ai quali tenere dietro". Per poi aggiungere: "Non riesci a seguirmi, caro il mio mangiacozze belga? Eh, lo so... però capirai bene anche tu che la tua lingua è infinitamente più povera della mia, che comprende termini quali "convergenze parallele", piuttosto che "cazzi acidi" o "ho una sete che mi berrei il Pellice, mi berrei". 'nsomma, voi avrete pure espresso gente come Simenon - che se ne intendeva abbastanza, in termini di utilizzo della lingua - ma noi abbiano espresso vertici assoluti della glottologia quali AldoMoro, Stracquadario e Bryatore, dunque zitto e mosca ("so, shut up and fly! And when I say "fly", I mean that kind of fly which flies on the shit").
Ecco quello che, secondo me, dovevi dire al tipo che suona il piano elettrico. Che già suonare il piano elettrico, IMHO, manifesta un sostanziale malessere nei confronti della società: è noto che uno si mette a suonare la chitarra per rimorchiare le ragazze, perché quando si è sulle scale della scuola che c'è sciopero, uno tira fuori la sua sei corde, strimpella l'intro di Stairway to Heaven ed ecco che la serata è più o meno blindata e dunque si scopa. Ma tu te lo vedi uno che arriva con la pianola elettrica, si mette a cercare una presa a 220 V, poi ha bisogno di una prolunga... ora che mette giù due note le ragazze se ne sono tutte andate con quelli con la chitarra!
Detto questo, consiglierei al tuo amico emulo di Tony Banks di vedere se trova una Eko di seconda mano con la quale iniziare la sua seconda vita. Troverà che c'è tutto un mondo, là fuori, che non vede l'ora di sentire l'intro di Stairway to Heaven. Un mondo molto più affollato di quello a cui piace sentire l'assolo di "Impressioni di settembre".
Saluti, Tommaso (anonimo, però)
E poi c'è la versione atlantidea di cravare - cravai, italianizzato in cravare, uguale. Solo che in atlantideo significa "infilare con forza", letteralmente. Per estensione, anche "piantare", "mettere su", ma in maniera decisa, energica. Tipo "Ci ho cravato un casino", per dire che ne hai piantato uno considerevole, ma del tutto legittimo, a qualcuno che se lo meritava. E così potresti averci cravato un assolo da paura. Cravato, altro che cravato.
(e comunque io i gamberi non li ho mai assaggiati, ché sono erbivora, però i gamberoni arrosto hanno il profumo più buono del mondo)
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